imagealt

Area archeologica e Antiquarium di Tindari

PATTI (ME) - VIA DEL TEATRO GRECO - LOCALITA' TINDARI PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI

Area archeologica e Antiquarium di Tindari



PATTI (ME) - VIA DEL TEATRO GRECO - LOCALITA' TINDARI

PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI
Area archeologica e Antiquarium di Tindari

La Basilica descritta e rilevata fin dal 1700, è stata oggetto di scavo ai primi del XIX secolo e di restauri e ricostruzioni nella seconda metà del XX secolo. Essa è stata identificata ora con il Ginnasio ellenistico, ora con la Basilica romana. La Basilica, databile alla prima età imperiale, aveva molto probabilmente, una funzione di propylon (passaggio monumentale) che, attraverso il vano centrale, metteva in comunicazione il decumanus superiore con l'agora/foro. Per il piano superiore, invece, si può ipotizzare una funzione pubblica.

Descrizione

Il monumento noto tradizionalmente come "Ginnasio o Basilica", che rappresenta uno dei complessi architettonici più interessanti del sito archeologico di Tindari, è un propileo monumentale della grande agorà che costituiva il centro della vita cittadina eretto in età tardo imperiale, a tre piani, dei quali, resta solo parte di quello inferiore. Si tratta di una ampia navata ad arcate, ove è documentata l'attività del ginnasiarca Democrito. Le ultime ricerche nel sito di Tindari sono state programmate verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso nell’ambito di un piano a lungo termine di interventi di tutela e valorizzazione dell’area archeologica, avviato dalla Soprintendenza per i Beni culturali e Ambientali di Messina, subentrata dal 1987 nella competenza territoriale a quella di Siracusa. Nonostante le diverse campagne di scavi in corrispondenza del tessuto urbano della parte centrale della città, diversi sono i problemi irrisolti e rimane ancora dibattuta negli studi la localizzazione della zona pubblica cittadina: “a valle dell’area del teatro” come ipotizzò a suo tempo il Barreca, “o piuttosto nel settore sud-orientale della città, a Est della “basilica” e lungo la medesima plateia/ decumanus che conduceva al teatro”, secondo l’orientamento della maggior parte degli studiosi. Uno scavo del 2006-2007 nell’area prospiciente il teatro sembrerebbe avvalorare l’ipotesi del Barreca che collocava lo spazio pubblico della città ellenistica proprio a Nord del teatro, fra la plateia mediana e la (congetturata) plateia inferiore. Controversa anche la cronologia della cosiddetta ‘Basilica’, oggi prevalentemente interpretata come propylon monumentale al piazzale porticato e del teatro. Per il primo edificio ‘Basilica’ si è proposta una datazione nella prima età imperiale, mentre per il secondo “Teatro” prevale oggi negli studi la datazione della scena tra fine II e inizi I sec. a.C., invece dell’inquadramento sostenuto a suo tempo dal Bernabò Brea all’età di Ierone II.

Approfondimento storico

Nel 1776 l’architetto francese Jean Houel fornisce la prima dettagliata descrizione delle rovine di Tindari, con il suo “Voyage Pictoresque des lles de Sicile, de Malte et Lipari”, con una serie di rilievi dei resti archeologici più rilevanti allora visibili, tra cui la Basilica. Nel 1779 dal Biscari viene compiuta una ricognizione dei resti di antichità di Tindari e nello specifico della Basilica viene ricordata l’esistenza «di rispettabilissimo Edificio, con Archi, Pilastri, Scale, e gran Mura tutte formate di pietre quadrate di ottimo lavoro» di cui si suppone il collegamento attraverso una «via selciata di gran pietre» «in direzione dell’unica porta della Città». Nella pubblicazione del Biscari viene dato particolare rilievo ai resti del ‘monumento a grandi archi’ noto poi come «Ginnasio» ed ora definito «Basilica» che così viene descritta «un gran pezzo di rovinato Edificio, con archi, pilastri e scale, e mura di riquadrate pietre di ottimo lavoro. Corrisponde a questo monumento una ben larga strada, coperta di pietre, che conduce ad una delle porte della città». Nel 1846 Padre Vincenzo Federico Pogwisch individua come ubicazione dei ritrovamenti del Fagan l’area di un edificio che possiamo identificare con la “Basilica”, “di statuaria degli imperatori e di iscrizioni onorarie oltre alla statua riproducente il tipo dello Zeus Urios”, scoperte che hanno permesso l’identificazione della zona pubblica della città e la datazione dell’edificio. Tuttavia quasi un secolo più tardi lo Scaffidi indica, invece, come area delle ricerche del Fagan, la zona a Nord del teatro. La prima monografia su Tindari si deve all’abate Francesco Ferrara, autore di un opuscolo dal titolo “Memorie sopra l’antica distrutta città di Tindari”, dove viene rappresentata l’area archeologica secondo gli aspetti geologici e ambientali. In particolare si pone il sito all’attenzione del mondo scientifico, oltre ad allegare la prima planimetria generale, che rende possibile una visione di insieme (“iconografia delle antichità di Tindari”), corredata da cinque incisioni, con vedute della Basilica e del Teatro, che derivano dagli acquarelli realizzati da Ludwig Meyer. Il Ferrara ritenne di identificare i resti della cosiddetta Basilica, «gli archi a tre navi vicini al teatro», con il Ginnasio della città. Nel XIX secolo furono intrapresi studi sistematici ad opera della Commissione di Antichità e Belle Arti; queste ricerche vengono descritte dall’Henzen, nel Bollettino dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica e dal Serradifalco nel volume V delle sue Antichità della Sicilia. Relativamente alla Basilica - Ginnasio si può apprendere che: “si iniziò ad analizzare, dopo averlo sgombrato dalle erbe e dalla terra, l’edificio conosciuto sino ad allora come Ginnasio”. Il Serradifalco pur non esprimendosi sulla natura della costruzione, che definisce “edificio arcuato”, osservò, dissentendo dall’identificazione col Ginnasio, che «la sua grandezza lo palesa assegnato a pubblico uso, siccome la maniera onde si vede costrutto lo dimostra opera romana»… e su alcuni elementi architettonici della Basilica: “Negli scavamenti da ultimo eseguiti, si rinvennero di mezzo alle gallerie alcuni tronchi di colonne di pietra arenaria, ed altre mezze colonne di marmo bianco aderenti a’ pilastri, non bastevoli però a darci elementi sufficienti per la ristaurazione di un sì vasto fabbricato». Dal 1949 al 1952 si svolsero a Tindari tre campagne di scavo nelle quali vennero adottate per la prima volta in Sicilia metodologie innovative, attente alla stratigrafia dei depositi. La prima campagna, finanziata dalla Regione Siciliana, ebbe inizio nel 1950, con la quale venne messa in luce la cinta muraria e fu sgomberata l’area della cosiddetta Basilica /Ginnasio e venne effettuata una serie di saggi ricognitivi. Nel 1950 venne individuato con la guida di Bernabò Brea l’asse di collegamento tra la basilica e il teatro.

Approfondimento tecnico

L'edificio chiamato un tempo "Ginnasio" e più tardi “Basilica”, potrebbe esser meglio definito un propileo monumentale della grande agorà. Della Basilica infatti ha la funzione, quale sala coperta per riunioni pubbliche, ma non la forma classica. Consta di una grande aula o meglio di una galleria che copre la strada principale della città al suo sbocco sull'agorà. Questa galleria, che aveva una volta a botte in calcestruzzo diaframmata da nove archi in conci lapidei, poteva costituire un passeggio coperto, così come i portici che circondavano la piazza, ma poteva anche essere sbarrata con cancelli ai due estremi e diventare una sala di riunione. Il traffico era allora deviato attraverso le due strade a cielo scoperto che fiancheggiavano la galleria. È un monumento interessantissimo sia per l'unicità della planimetria, sia per le caratteristiche strutturali. Il problema della copertura a volta di grandi spazi viene affrontato con una tecnica ancora tipicamente ellenistica a grandi blocchi, non idonea a reggerne la spinta laterale. Per controbilanciare questa spinta vengono creati, al di sopra delle stradette laterali, archi a cavalcavia destinati a trasmetterla al fianco della montagna o a strutture che potevano fungere da contrafforti. Sui cavalcavia corrispondenti al fronte principale dell'edificio trovano posto le scale di accesso al piano superiore o alla terrazza. Sul prospetto principale verso l'agorà, la basilica si presenta con un fronte costituito da cinque archi, di cui quello mediano corrispondente alla grande aula, i due laterali alle strade che la fiancheggiano e i due estremi alle scale che salivano ai cavalcavia. Il prospetto N-O, oggi meglio conservato, era meno regolare. Questi caratteri strutturali, ancora legati alla tradizione ellenistica, ma già preannuncianti la grande architettura romana, inducono a porre il monumento in rapporto con la deduzione della colonia augustea. Il fianco a valle della Basilica crollò parzialmente durante l'età tardo-imperiale, ma i blocchi conservarono nella caduta il loro allineamento. Sulle sue rovine vennero a passare le mura bizantine. Del vano principale si conservarono due archi fino agli inizi del XIX sec., ma già alla metà di esso uno di questi era crollato. Il fianco caduto fu risollevato nel 1956, quando fu anche parzialmente ricostruito il prospetto occidentale.

Informazioni

  • Consistenza fisica: Consistenza fisica parziale
  • Stato di conservazione: Discreto
  • Copertura mobile: 4G
  • Livello copertura mobile: 6
Restauri

Anno:
Nel 1776 quando l’architetto francese Houel visitò l’Isola, fu il primo a riferire, in un epoca in cui non si erano ancora formati i laghetti di Marinello, la notizia della visibilità, in alcuni giorni dell’anno, delle rovine della città di Tindari e di alcuni tratti delle mura precipitati in mare a seguito della calamità menzionata da Plinio il Vecchio. L’ Houel cercò di ripercorrere, il tracciato delle mura dalla porta, in corrispondenza della quale esse sembravano recare le tracce della frana disastrosa, sino ad una torre da dove, superati alcuni campi, giunse ad un edificio in pietra, diviso in tre navate con una nicchia. I rilievi dell’Houel, la cui attività sul campo segue una metodologia rigorosa, appaiono, come osserva il Bernabò Brea, più accurati di quelli che saranno successivamente realizzati dal Ferrara e ancora, oltre mezzo secolo dopo, sotto le direzioni rispettivamente del Serradifalco e del Cavallari. I monumenti archeologici vengono rilevati per essere studiati non solo nei loro caratteri tipologici, strutturali, decorativi ma sempre nel contesto del territorio in cui sono ubicati per richiamarne i nessi sia topografici sia storico-culturali. A questi rilievi vanno aggiunti una serie di guazzi oggi all’Ermitage di San Pietroburgo. Con la nomina nel 1778 da parte del governo borbonico di Ignazio Paternò Castello, Principe di Biscari e di Gabriele Castelli Lancillotto, Principe di Torremuzza a Regi Custodi, presero avvio in tutta la Sicilia ed anche a Tindari, i processi organizzativi di tutela amministrativa statale e le connesse attività di ricerca e di scavo. Nel 1779 dopo la nomina del Principe di Biscari a Regio Custode da parte del governo borbonico viene predisposto il cosiddetto “Plano”, in cui venivano pianificati i lavori di restauro e di manutenzione più urgenti delle Antichità di propria competenza. Il XIX secolo segna l’inizio di studi sistematici sotto la presidenza del Serradifalco alla Commissione di Antichità e Belle Arti, vennero promosse a Tindari fra il 1842 e il 1845, alcune campagne di scavo e di restauro, dell’area occupata dall’edificio Basilica, vennero alla luce, insieme a tronchi di colonne in pietra arenaria, mezze colonne in marmo bianco, resti di una scala che lungo il muro esterno della galleria portava ad un piano superiore. Venne scoperta inoltre una cella rettangolare con in fondo una piccola nicchia. Gli scavi nella “Basilica e nel teatro, condotti dal Cavallari misero in evidenza in particolare le modifiche di età romana e gli ambienti centrali dell’edificio scenico, anche se i risultati non furono allo stesso livello di quelli a suo tempo raggiunti dall’Houel. I rilievi riuscirono comunque a delineare nel suo insieme la topografia archeologica della città. Nella corografia della tavola XXX nell’opera del Serradifalco, risulta riportato l’intero perimetro delle mura. Da questo momento in poi, comunque, l’edificio inizia ad essere denominato “basilica”. Tra il 1950 ed il 1956 si procedette ad un generale riassetto con il riordino dei materiali di crollo della ‘Basilica’. Tra il 1956 ed il 1957 le campagne di scavo subirono un’interruzione durante la quale si procedette al consolidamento e al restauro delle strutture già messe in luce, nonché allo strappo e al ricollocamento dei mosaici alla loro copertura. Nel 1960 anche l’edificio denominato “Basilica”, o come lo definisce Bernabò Brea «propileo monumentale dello spazio pubblico», venne sottoposto ad una operazione di restauro con il recupero di tutti i blocchi dell’elevato, in parte rimasti in situ nel pendio sottostante, in parte sparsi nell’area urbana dove erano stati riutilizzati. Di esso venne realizzato un plastico in scala 1:100. Alcuni saggi condotti nelle fondazioni fecero proporre allo studioso una datazione della sua costruzione alla tarda età imperiale.

Fonti

Tyndaris e il suo territorio I, Introduzione alla carta archeologica del territorio di Tindari

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: MediaGEO
Data: 2013

Tyndaris e il suo territorio II, Carta archeologica del territorio di Tindari e materiali

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: MediaGEO
Data: 2014

Dinamiche dell'insediamento nel territorio di Tindari dalla preistoria al medioevo

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: Journal of Ancient Topography XXI
Data: 2011

Una nuova iscrizione greca dal territorio di Tindari, in AA.VV., Da Halesa ad Agathyrnum. Studi in memoria di Giacomo Scibona

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: Sant'Agata di Militello
Data: 2011

Bibliografia Topografica Colonizzazione Greca in Italia e nelle isole tirreniche, diretta da G. NENCI e G. VALLET

Autore: Maria Ida Gulletta
Collezionista: -
Data: 2011

Citt greche di Magna Grecia e Sicilia

Autore: F. Mollo, Tindari, in F. D'Andria, P.G. Guzzo, G. Tagliamonte
Collezionista: Enciclopedia Italiana Treccani
Data: 2012

L'agor-foro di Tyndaris: status quaestionis, in Settime Giornate Internazionali di Studi sull'area elima e la Sicilia occidentale nel constesto mediterraneo

Autore: Maria Ida Gulletta
Collezionista: -
Data: 2009

Atti delle settime giornate internazionali di studi sull'area elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo

Autore: Carmine Ampolo
Collezionista: -
Data: 2009

TINDARI L'Area Archeologica e l'Antiquarium

Autore: Regione Siciliana Ass. BB.CC.AA.e della P.I. Dip. Dei BB.CC.AA.e dell'Educazione Permanente - SS.BB.AA. di Messina Serv. II ai Beni Archeologici U.O. VII
Collezionista: Rebus edizioni
Data: 2005

Tyndaris (Messina), in Sicilia orientale ed Isole Eolie

Autore: U.Spigo
Collezionista: -
Data: 1995

Ente gestore

  • Tipologia ente: PARCO ARCHEOLOGICO
  • Denominazione: PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI
  • Direttore: Piccione Anna Maria
  • Indirizzo: Tindari - Villa Amato -Via Monsignor Pullano 98066 PATTI ME
  • Email: parco.archeo.tindari@regione.sicilia.it
  • Pec: parco.archeo.tindari@legalmail.it
  • Telefono: 0941369023

Area Multimedia

Informazioni

  • Indirizzo :Via del Teatro Greco, 98066 Tindari, Patti ME
  • Città :98066 - PATTI
  • Orari :Dalle ore 9:00 - 1 ora prima del tramonto (tutti i giorni escluso il lunedì)
  • E-mail : parco.archeo.tindari@regione.sicilia.it