imagealt

Area archeologica e Antiquarium di Tindari

PATTI (ME) - VIA DEL TEATRO GRECO - LOCALITA' TINDARI PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI

Area archeologica e Antiquarium di Tindari



PATTI (ME) - VIA DEL TEATRO GRECO - LOCALITA' TINDARI

PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI
Area archeologica e Antiquarium di Tindari

La Domus si trova lungo il margine occidentale del decumanus centrale in contrada Cercadenari. La propaggine collinare che occupa è nota con il nome Rocca Femmina (290 m. s.l.m. ca.). Il complesso edilizio si colloca nel I-II secolo d.C. Di esso sono visibili una serie di ambienti, che almeno in parte doveva svilupparsi su due piani.

Descrizione

Il fronte meridionale dell’insula XVIII A, affacciata lungo il decumano centrale, risulta integralmente occupata da un’alta scalinata, che costituisce l’accesso dal decumano centrale ad un grande “edificio monumentale”, di cui si conserva parte del portico pilastrato. Il perimetro esterno del portico era percorribile lungo un corridoio coperto, i cui sostegni poggiavano sul muro dell’isolato alla base pilastrata. Di cui, la modalità della copertura non è ricostruibile, data la pressoché totale assenza di materiali architettonici. Il pavimento era rivestito in cocciopesto, di cui è ancora visibile un tratto sul lato orientale dove si può pensare fosse ubicato un ingresso. A Nord, affacciata lungo il decumanus centrale, è stata scavata una porzione di una insula di abitazione. L’area è stata significativamente intaccata da scassi agricoli che ne hanno compromesso pesantemente le stratigrafie, soprattutto nella fascia più settentrionale. A seguito degli scavi e delle indagini susseguitesi nel corso del tempo, sono stati portati in luce una serie di ambienti pertinenti ad una “Domus” per la quale è stato possibile identificare sovrapposti interventi di ristrutturazione. I pesanti sconvolgimenti che hanno interessato l’area non permettono tuttavia di esprimersi con sicurezza sulla destinazione d’uso di tutti gli ambienti della casa. Nella prima fase alla casa si accedeva dal cardo ad un ambiente poi occupato dal triclinio mosaicato, l’ambiente V, di forma quasi quadrata, come prova il lacerto di muro intercettato sotto il mosaico che pavimenta la stanza della fase successiva; un altro ingresso era ubicato in corrispondenza dell’ambiente IV, dove nella seconda fase sarà posizionata una soglia lapidea che conserva ancora gli incassi, che permettono di ricostruire una porta di una certa importanza a doppio battente: il salto di quota era superato tramite una scala di legno. Due fasi costruttive sono inoltre riscontrabili anche nella pavimentazione dei vani IV e contiguo III. Dal decumano, inoltre, una scala a tre gradini realizzati in pietra e laterizio permetteva di accedere ad un ambiente pavimentato in opus signium con motivo a rombi delimitato da fascia lungo il perimetro della stanza. La porzione sud-orientale della casa doveva elevarsi su due piani, almeno nella seconda fase quando il rinforzo del muro tra l’ambiente IV e l’ambiente V pare certamente riferibile alla presenza di un vano scalare. Prova dell’esistenza di un secondo piano sono anche i numerosi lacerti di pavimento in cocciopesto rinvenuti durante la rimozione dei crolli all’interno del vano. A questa fase può riferirsi anche la canaletta che corre lungo il muro orientale del vestibolo e che convogliava le acque piovane, raccolte tramite uno scolo, nel pozzo-cisterna ubicato nella fascia nord-orientale in corrispondenza con l’angolo dell’ambiente II, nel quale poteva essere localizzato un cortile forse pilastrato. L’ambiente più importante della domus nella seconda fase era certamente l’ambiente V, da identificarsi con il triclinium, in cui di particolare interesse è un pavimento a mosaico, composto da motivi decorativi geometrici diversi: treccia, rosone prospettico con clipeo centrale, esagoni, una stella, kantharos, tralci vegetali, pesci e delfini. La decorazione musiva risulta inquadrabile tra la fine del I e la prima metà del II sec. d.C. Gli ambienti I e V presentavano inoltre le pareti decorate con intonaci policromi a fascia ed a motivi vegetali stilizzati. L’area più occidentale del settore era occupata da piccoli ambienti di servizio, forse in parte scoperti ed articolati con tramezzi lignei, cui si accedeva dal cardo occidentale. Meno leggibile risulta la pianta dell’ambiente VII. Il deprecabile stato di conservazione della fascia più settentrionale ne rende tuttavia ipotetica la ricostruzione. L’insula è stata messa in luce fino al muro perimetrale settentrionale della domus, che segna anche il salto di quota, secondo la costruzione a terrazze condizionata dall’andamento del terreno.

Approfondimento storico

All’inizio degli anni ‘90, grazie all’attuazione di un nuovo vasto piano di espropri, è stato possibile sotto il coordinamento di G.M. Bacci (1997), concentrare le indagini nell’estremità NO dell’antica città, contrada Cercadenari, dove già, negli anni ‘70, la Soprintendenza Archeologica di Siracusa (con Bernabò Brea nel 1972) aveva effettuato vari interventi. L’area comprende un settore dell’abitato, articolato su terrazze in declivio SO/NE, tratti di cinta muraria di epoca tardo-romana/proto-bizantina ed un settore della necropoli monumentale di epoca imperiale. Due le aree di scavo: l’area A a Sud della plateia/decumanus centrale e l’area B a Nord della grande arteria, di cui è stato peraltro messo in luce un ulteriore tratto verso Ovest. L’area A – dove era stata rinvenuta la grande maschera teatrale raffigurante Priamo (oggi conservata all’Antiquarium) – consiste in un grande edificio (o spazio monumentale porticato) su scalinata, fortemente danneggiato sia da fenomeni sismici che da spoliazioni già avvenute in età antica, nonché dalle recenti attività agricole che hanno interessato la zona. Nell’area B sono invece iniziati ad emergere gli ambienti di una casa di età imperiale romana, direttamente affacciata sulla grande arteria e che sembra impegnare l’ampiezza di un’insula. Riguardo alla definizione dell’epoca dei resti nell’area di Cercadenari, dai pochi saggi effettuati nel passato dall’equipe del Lamboglia (1953) i materiali ceramici più antichi, rinvenuti in livelli rimescolati, a quanto riferisce Mezquiriz, non sembrano risalire, al più presto, oltre l’avanzato II secolo a.C. Diversamente, nelle recenti campagne di scavo, si sono raccolti, purtroppo nei livelli superficiali sconvolti da ripetuti lavori agricoli, diversi frammenti (ceramica a vernice nera, coroplastica) databili al III secolo a. C. L’impianto dell’edificio monumentale di Cercadenari risale ad età imperiale, ma il suo coerente inserimento nel tessuto urbano fa supporre che impegnasse uno spazio già di destinazione pubblica della Tyndaris ellenistica. La prima fase della casa si può collocare in età tardo repubblicana – primo imperiale, e rientrerebbe quindi in quel “momento cruciale per la trasformazione della città” già individuato da Oscar Belvedere (1998) nell’età augustea mentre la seconda fase si inquadra tra la fine del I e il II sec. d.C. La ristrutturazione della domus si può inquadrare nel medesimo arco cronologico nel quale si colloca la ristrutturazione dell’insula IV e pare da porsi in relazione con la volontà di aumentare il prestigio architettonico dell’abitazione, enfatizzandone l’ingresso e dando maggior importanza al vestibolo e soprattutto al triclinio. La distruzione del contesto si può datare nel corso del III sec. d.C. Si può ipotizzare che già la città greca si estendesse fino all’area di Cercadenari, come ci farebbero ritenere le notizie dei vecchi rinvenimenti e la significativa presenza di materiali databili già nel corso del III secolo a.C. Sono ben visibili parte del cardo E ed il cardo O.

Approfondimento tecnico

Un'insula, affacciata a sud, è visibile, lungo il decumanus centrale, la cui larghezza risulta integralmente occupata da una scalinata di 11 gradini in blocchi di arenaria di cui restano le prime sei fila, mentre delle successive cinque sono ben leggibili le fondazioni in blocchetti immorsati in calce. La scalinata costituisce l'accesso dal decumano centrale ad un grande edificio monumentale, di cui si conserva parte del portico pilastrato, a livello delle fondazioni in ciottoli immorsati in malta sulla fronte e sul lato orientale e per il primo filare in blocchi di arenaria al lato occidentale. Del portico sono stati messi in luce la fronte, larga m.16,50 circa e per breve tratto il profilo orientale e il profilo occidentale per una lunghezza di m.21, non ancora completato del tutto. All'interno del perimetro porticato l'area risulta libera da stratigrafie di distruzione: si trattava molto probabilmente di un'area scoperta e non pavimentata. A causa del poderoso interro e dell'imponente fronte di crolli che interessano la parte più meridionale dell'area scavata non è stato possibile ricostruire interamente la pianta dell'edificio e soprattutto indagare l'eventuale esistenza di una o più strutture contenute dall'ampio portico pilastrato. Inoltre l'edificio sembra essere stato interessato da spoliazioni già in età antica, come dimostrerebbe la collocazione ad immediato contatto con le fondazioni del muro di contenimento della terrazza della struttura realizzata in grossi blocchi irregolari che parrebbe da porsi in relazione con gli apprestamenti murari identificati sul decumano centrale. L'area fu quindi obliterata da un evento naturale, forse una frana o uno smottamento del terreno, da localizzarsi in un momento non ben precisabile. Le stratigrafie di distruzione permettono di collocare l'abbandono della struttura, la cui costruzione dovrebbe essere datata contestualmente all'impianto urbano della colonia, già al principio del III sec. d.C. Quanto al momento dell'edificazione del complesso architettonico rimane necessaria una certa cautela al volerla collocare in età augustea, stante la labilità del dato archeologico al riguardo e permanendo la perplessità della pertinenza ad età augustea di molti interventi urbani in città siciliane. Non è escluso che l'area fosse già precedentemente utilizzata per funzioni di natura pubblica. Il miserevole stato di conservazione unitamente alla modesta quantità di materiali significativi rinvenuti rendono tuttavia ardua la ricostruzione di dettaglio di questo complesso architettonico. Il complesso dall'indubbia enfasi monumentale, si caratterizza per una ubicazione "periferica" rispetto alle aree normalmente destinate allo svolgimento della vita collettiva. Certamente, come aveva suggerito Bernabò Brea (1998), si tratta di un edificio di interesse pubblico: un complesso religioso o una struttura destinata a funzioni pubbliche. A Nord, lungo il decumanus centrale, si affaccia La Domus, un edificio di medie dimensioni (in pianta circa 280 metri quadrati), ma sicuramente di un certo pregio architettonico, come ci portano a ritenere i pavimenti variamente realizzati in cocciopesto ravvivato da scaglie di marmo e pietre di vari colori disposte irregolarmente e i cospicui resti di intonaco che dovevano abbellire le pareti dei vani.

Informazioni

  • Consistenza fisica: Consistenza fisica parziale
  • Stato di conservazione: Discreto
  • Copertura mobile: 4G
  • Livello copertura mobile: 6
Restauri

Anno:
L’area di contrada Cercadenari è stata oggetto di scavo alla fine degli anni ’60 da parte di Luigi Bernabò Brea e di Madelaine Cavalier e poi intensivamente a partire dal 1993 (e fino alla fine del 2004) da parte della Sezione Archeologica della Soprintendenza B.B. C.C. A.A. di Messina, sotto la direzione di Giovanna Maria Bacci e Umberto Spigo. Fra il 1968 ed il 1970 Bernabò Brea e Madeleine Cavalier estesero le indagini sistematiche sul tessuto urbano, nel settore occidentale della città, nella contrada Cercadenari; un piano di espropri mirati, assicurò al demanio altre ampie parti della città antica, rafforzando inoltre la tutela delle aree ancora private con provvedimenti di vincolo. Le ricerche sistematiche nel settore occidentale della città, sono state intensamente riprese dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Messina, (alla quale è passata la competenza territoriale dal 1987), fra il 1993 e il 2004, sia nella contrada Cercadenari che lungo il proseguimento verso est del Decumanus centrale. La Domus e l’edificio Monumentale di contrada Cercadenari sono stati portati in luce nel 1968 e successivamente dal 1993 oggetto di sistematiche indagini. Nel 2003-2004, pressoché in continuità col settore Cercadenari, è stato messo in luce, in direzione Est, un nuovo tratto di oltre m.180 di lunghezza del decumano centrale. Nel corso degli scavi in prossimità di alcuni ambienti prospettanti sull’arteria viaria del Decumano centrale sono stati rinvenuti negli strati di crollo numerosi frammenti di intonaci dipinti policromi a fasce e riquadri e anche numerosissime tessere musive sparse, probabilmente dai pavimenti degli ambienti del piano superiore crollati, riconducibili a “tappeti” denotanti un tenore economico affine a quello della domus di Cercadenari. All’angolo settentrionale del cardo (non pavimentato) di una delle insulae successive è stata individuata una latrina pubblica, a pianta quadrata di circa 2,75 m. di lato, che costituisce il primo esempio di questo tipo in Sicilia. La definizione del decumano centrale è individuabile fino al termine della città dove si apriva il propylon. Sulla terrazza sottostante è visibile un area di necropoli di età romana: tra le tombe un monumento funerario in mattoni, a pianta quadrata su una base a due gradini, di cui restano solo una coppia delle nicchie interne.

Fonti

Tyndaris e il suo territorio I, Introduzione alla carta archeologica del territorio di Tindari

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: MediaGEO
Data: 2013

Tyndaris e il suo territorio II, Carta archeologica del territorio di Tindari e materiali

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: MediaGEO
Data: 2014

Dinamiche dell'insediamento nel territorio di Tindari dalla preistoria al medioevo

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: Journal of Ancient Topography XXI
Data: 2011

Una nuova iscrizione greca dal territorio di Tindari, in AA.VV., Da Halesa ad Agathyrnum. Studi in memoria di Giacomo Scibona

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: Sant'Agata di Militello
Data: 2011

Bibliografia Topografica Colonizzazione Greca in Italia e nelle isole tirreniche, diretta da G. NENCI e G. VALLET

Autore: Maria Ida Gulletta
Collezionista: -
Data: 2011

Citt greche di Magna Grecia e Sicilia

Autore: F. Mollo, Tindari, in F. D'Andria, P.G. Guzzo, G. Tagliamonte
Collezionista: Enciclopedia Italiana Treccani
Data: 2012

Tyndaris (Messina), in Sicilia orientale ed Isole Eolie

Autore: U. Spigo
Collezionista: -
Data: 1995

L'agor-foro di Tyndaris: status quaestionis, in Settime Giornate Internazionali di Studi sull'area elima e la Sicilia occidentale nel constesto mediterraneo

Autore: Maria Ida Gulletta
Collezionista: -
Data: 2009

Atti delle settime giornate internazionali di studi sull'area elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo

Autore: Carmine Ampolo
Collezionista: -
Data: 2009

TINDARI L'Area Archeologica e l'Antiquarium

Autore: Regione Siciliana Ass. BB.CC.AA.e della P.I. Dip. Dei BB.CC.AA.e dell'Educazione Permanente - SS.BB.AA. di Messina Serv. II ai Beni Archeologici U.O. VII
Collezionista: Rebus edizioni
Data: 2005

Ente gestore

  • Tipologia ente: PARCO ARCHEOLOGICO
  • Denominazione: PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI
  • Direttore: Piccione Anna Maria
  • Indirizzo: Tindari - Villa Amato -Via Monsignor Pullano 98066 PATTI ME
  • Email: parco.archeo.tindari@regione.sicilia.it
  • Pec: parco.archeo.tindari@legalmail.it
  • Telefono: 0941369023

Area Multimedia

Informazioni

  • Indirizzo :Via del Teatro Greco, 98066 Tindari, Patti ME
  • Città :98066 - PATTI
  • Orari :Dalle ore 9:00 - 1 ora prima del tramonto (tutti i giorni escluso il lunedì)
  • E-mail : parco.archeo.tindari@regione.sicilia.it