Il fossato è uno scavo artificiale lungo il perimetro esterno delle fortificazioni e serviva a impedire agli assalitori di avvicinarsi alle fortificazioni stesse. Sappiamo dai documenti che il Castello a Mare, nel suo assetto medievale, era protetto da un fossato di cui tuttavia si ignora il percorso e la localizzazione. Nella riconfigurazione del Castello tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento, il fossato correva a protezione dei due fronti ovest e nord, mentre a est e sud le fortificazioni erano lambite dal mare. Il tratto di fossato oggi visibile, messo in luce dalle indagini archeologiche, può farsi risalire ai lavori condotti tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento e separava il fronte ovest del Castello dalla città.
Sappiamo dai documenti che il Castello a Mare, nel suo assetto medievale, era protetto da un fossato di cui tuttavia si ignora il percorso e la localizzazione. Nella riconfigurazione del Castello tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento, il fossato correva a protezione dei due fronti ovest e nord, mentre a est e sud le strutture erano lambite dal mare. Quello visibile è il tratto ovest del fossato e separava il castello dalla città. I documenti d’archivio attestano che questo tratto fu scavato a partire da 1496 nel banco roccioso e fu ordinato ai cavatori di pietra della città di usarlo come cava in modo da accelerare i lavori. La pietra risultante dallo scavo fu utilizzata anche nella costruzione di parte delle nuove fortificazioni. Il fossato fu ulteriormente ampliato alla metà del 1500, quando vennero costruiti i due bastioni di San Giorgio e San Pasquale. L’accesso alla fortezza avveniva attraverso un percorso che superava il fossato con due ponti i cui tratti terminali erano levatoi, il primo ponte portava al rivellino e, attraversato il rivellino, il secondo ponte conduceva alla porta aragonese. Il fossato fu interrato a partire dal 1860, prima con le demolizioni di alcune parti del castello effettuate dai garibaldini e poi discaricandovi dentro vari materiali. I lavori di indagine archeologica hanno recuperato il tratto ovest nella sua completa estensione. Aveva una larghezza massima di 20 metri e una notevole profondità, il fondo ha una quota appena superiore a quella di affioramento dell’acqua, dunque questo tratto di fossato era asciutto ed era sbarrato verso la Cala e a nord da muri.
Informazioni
- Consistenza fisica: Stato di Rudere
- Stato di conservazione: Discreto
- Copertura mobile: 4G
- Livello copertura mobile: 10
Anno: 1988
Opere di recupero condotte dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Culturali di Palermo
Anno: 2000
Opere di recupero di tutte le principali emergenze architettoniche scampate alla demolizione e dell’originaria spazialità del complesso monumentale, grazie a un progetto finanziato dalla Comunità Europea al Comune di Palermo.
Ente gestore
- Tipologia ente: MUSEO
- Denominazione: Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas
- Direttore: Giuseppe Carmelo Parello
- Indirizzo: Via Bara all'Olivella, 24 90133 PALERMO PA
- Email: urpmuseopa@regione.sicilia.it
- Pec: museo.archeo.salinas@certmail.regione.sicilia.it
- Telefono: 0916116805 0916116806
- Sito internet: www2.regione.sicilia.it/bbccaa/salinas/index.html