Particolare attenzione merita la composita organizzazione della cosiddetta Porta Aragonese, l'accesso principale alla fortezza, adesso completamente restaurata ed indagata anche per quanto attiene gli ambienti al livello del fossato, conservatasi, a meno di alcuni rifacimenti, nella sua configurazione originaria. La porta, realizzata nel 1496, è parte del primo grande progetto di riconfigurazione del Castello opera del maestro mayor della regia artiglieria di Ferdinando il Cattolico Baldar Metell, appositamente inviato dal sovrano da Barcellona a Palermo.
Ingresso monumentale, serrato tra due torri a pianta poligonale, dotato di ponte levatoio, caditoie e lapide con iscrizione e stemma del sovrano Ferdinando il Cattolico, la Porta Aragonese si apre con un grande fornice ad arco policentrico. Sopra il fornice sono visibili due lunghe sottili aperture per alloggiare le travi che grazie a un contrappeso e a catene di ferro azionavano il ponte levatoio. La merlatura attuale è frutto di interventi operati dalla Soprintendenza negli anni immediatamente successivi alla demolizione del Castello nel 1922-23. Le strutture della porta si articolano su tre livelli: uno alla quota del fossato, uno alla quota dell’ingresso dal ponte e uno, consistente in una piattaforma, alla quota della terrazza di copertura. Il carattere delle due torri ne denuncia l’appartenenza all’area culturale di ispirazione catalano-aragonese; esse si presentano scarpate alla base e, fino ad una certa quota, sono rivestite da uno spesso strato di malta idraulica dalla tipica colorazione rosa dovuta alla presenza di polvere di cotto. Sulle pareti sfaccettate sono ancora visibili i fori circolari pertinenti alle troniere, cioè alle postazioni per gli archibugi, occultate, all’interno delle torri, da muri che hanno regolarizzato gli ambienti. Le feritoie visibili indicano che nei due livelli, a quota del fossato e a quota del ponte della Porta, vi erano solo postazioni per armi leggere: archibugi e spingarde; mentre sulla piattaforma della terrazza di copertura vi dovevano essere, tra i merloni, i pezzi di maggiore calibro: bombarde e falconetti. Le archibugiere sono 12 per ogni livello di tiro. L’articolazione interna della porta era strutturata in modo che l’accesso alla fortezza non fosse diretto ma, dopo un primo ambiente probabilmente controllato dall’alto, il percorso volgeva a sinistra per arrivare ad un secondo vano nel quale, sul lato orientale, si apriva la porta che immetteva direttamente alla piazzaforte interna: prova ne sono i cardini metallici ancora infissi nella muratura. L’apertura attualmente presente sul fondo del primo vano è stata scavata in breccia, entro lo spessore murario. Dinnanzi alla porta i recenti lavori di scavo hanno messo in luce la testa del ponte a due archi sul quale si andava ad attestare il ponte levatoio che in momenti di pericolo veniva sollevato. Il ponte collegava la porta con il rivellino (struttura, staccata dalla fortezza, di forma cuspidata con la punta rivolta in direzione della città) che aveva la funzione di rafforzare ulteriormente le difese della porta. Nel corso del XVIII secolo ai lati del ponte e a sua difesa venne realizzata la falsabraga o caponiera, una struttura articolata in una lunga sequenza di feritoie per la fucileria, tagliate secondo diverse angolazioni allo scopo di controllare meglio il fossato che, evidentemente, aveva oramai perduto l’originaria funzione. Un secondo ponte a quattro archi, scavalcando il fossato, permetteva l’accesso al rivellino dalla parte della città. Tracce del pilone di un ponte più antico, relativo probabilmente alla fase tardo-quattrocentesca del castello, sono state inoltre rinvenute al centro del fossato.
Informazioni
- Consistenza fisica: Stato di Rudere
- Stato di conservazione: Discreto
- Copertura mobile: 4G
- Livello copertura mobile: 8
Anno: 1988
Opere di recupero condotte dalla soprintendenza ai Beni Ambientali e Culturali di Palermo
Anno: 2000
Opere di recupero di tutte le principali emergenze architettoniche scampate alla demolizione e dell’originaria spazialità del complesso monumentale, grazie ad un progetto finanziato dalla comunità europea al comune di Palermo. (2000/2009)
“Il Castello a mare di Palermo”, Cronistoria della demolizione di un monumento
Autore: Carmela Angela Di Stefano e Giuseppe Lo Iacono
Collezionista: EditOpera
Data: 2012
“Il recupero del Castello a mare simbolo di riscatto”
Autore: Francesca Spatafora
Collezionista:
Data: 2011
"Il Castrum inferius di Palermo dall’oblio alla riscoperta” : in “Se cerchi la tua strada verso Itaca…”, a cura di Elena Lattanzi e Roberto Spadea.
Autore: Francesca Spatafora
Collezionista:
Data: 2016
“PANORMUS II”
Autore: Giustolisi Vittorio
Collezionista:
Data: 1990
A tutela et defensa di quisto regno. Il castello a mare di Palermo, Baldiri Meteli e le fortificazioni regie in Sicilia nell'età di Ferdinando il Cattolico (1479-1516). Protagonisti, cantieri, maestranze.
Autore: Alessandro Gaeta
Collezionista: Qanat
Data: 2010
Ecos de Renacimiento en la Sicilia del siglo XVI: arquitecturas para la vida de corte en la edad de Ferrante Gonzaga (1535-1546): in Las artes y la arquitectura del poder. Actas del XIX Congreso Nacional de Historia de Arte CEHA (Castellón, Universitat Jaume I, 5-8 settembre 2012), a cura di V. Mínguez, Castellón 2013, pp. 921- 938. (sul palazzo viceregio)
Autore: Maurizio Vesco
Collezionista:
Data: 2013
Il Castellammare di Palermo: un progetto non realizzato di Pietro Antonio Tomasello da Padova, in Ricostruire – 1 Architettura - Storia – Rappresentazione , Palermo 2014, pp. 7-30
Autore: Maurizio Vesco
Collezionista:
Data: 2014
Ente gestore
- Tipologia ente: MUSEO
- Denominazione: Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas
- Direttore: Giuseppe Carmelo Parello
- Indirizzo: Via Bara all'Olivella, 24 90133 PALERMO PA
- Email: urpmuseopa@regione.sicilia.it
- Pec: museo.archeo.salinas@certmail.regione.sicilia.it
- Telefono: 0916116805 0916116806
- Sito internet: www2.regione.sicilia.it/bbccaa/salinas/index.html