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Area archeologica e Antiquarium di Tindari

PATTI (ME) - VIA DEL TEATRO GRECO - LOCALITA' TINDARI PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI

Area archeologica e Antiquarium di Tindari



PATTI (ME) - VIA DEL TEATRO GRECO - LOCALITA' TINDARI

PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI
Area archeologica e Antiquarium di Tindari

L'insula IV si adagia su un ripido pendio ed è composta da una serie di edifici distinti. Sulla terrazza più bassa, al livello del decumano inferiore, è una serie di sei tabernae (botteghe). Sulla terrazza successiva si adagia una casa di abitazione dotata di un grande cortile-peristilio quadrato con giardinetto mediano e cisterna, sul quale si apriva il tablinum. La parte più alta dell'insula, infine, era occupata da un unico edificio termale con bella pavimentazione a mosaico, che si estendeva su due terrazze consecutive poste in lieve dislivello.

Descrizione

L'insula IV è caratterizzata da un'articolazione degli edifici su terrazze; nella terrazza inferiore verso il decumano mediano, si aprono sei tabernae (botteghe), tre delle quali costituite da un solo ambiente, le rimanenti con ampio retrobottega; sul ripiano sovrastante trovava posto una ricca abitazione, la casa B, con atrio-peristilio quadrato a dodici colonne, con impluvium e cisterna al centro, in asse col quale c’era il grande tablinum a corpo unico. Atrio e tablinum erano simmetricamente fiancheggiati da aulae e cubicoli, che in parte si sovrapponevano alle sottostanti tabernae e a vasti scantinati retrostanti ad esse. Su un terzo ripiano un poco più elevato, trovava posto un'altra abitazione consimile, la casa C, di pianta meno regolare anch'essa con atrio-peristilio a dodici colonne dai capitelli dorici in pietra e con tablinum laterale. Nella parte superiore dell'insula venne realizzato un edifico termale pubblico a cortile colonnato, con due piccoli apodyteria fiancheggianti l'ingresso e coi pavimenti dei vari ambienti decorati da pregevoli mosaici figurati in bianco e nero: nella stanza a Sud, la Triskelès, simbolo della Trinacria, un toro e i due pilei (elmetti), le spade dei Dioscuri (protettori di Tindari), due pugilatori con indicazioni dei nomi (Verna e Afer), il dio Dioniso, fasce decorative tra le quali spiccano giovani satiri presso un grande cratere, una pantera (attributo del Dio) ed un satiro. A questo complesso appartenevano tre cisterne. Lungo i lati sud orientale e nord-occidentale dell’insula IV corrono, rispettivamente, i cardines D ed E, attraversati assialmente dalle strutture dell’imponente sistema fognario costituito da profonde gallerie, con spallette in muratura e copertura di grandi lastroni in pietra arenaria, messo in evidenza anche nel settore occidentale della città. I tratti che attraversano i cardines D ed E furono ripristinati da Luigi Bernabò Brea, dopo accurate operazioni di pulitura e restauro, e si rivelarono ancora pienamente efficienti per lo smaltimento delle acque piovane. L’isolato era bipartito longitudinalmente da un ambitus mediano che fungeva da canale di deflusso delle acque, del quale è riconoscibile un lungo tratto. Due ipotesi ricostruttive sulla sua divisione interna (in dieci lotti quadrati o di otto lotti rettangolari) sono state formulate da Oscar Belvedere anche attraverso raffronti con altri impianti urbani coevi sia della Grecia (per esempio Olinto), sia dell’Italia Meridionale (Heraclea di Lucania). Entrambe le case B e C, costruite nel I secolo a.C., su precedenti abitazioni di età timoleontea, sono state oggetto di ristrutturazioni e restauri nell'età imperiale, quando ai pavimenti decorati con tasselli di marmo colorato, in opus signinum (tesserine bianche su cocciopesto) e a litostroto, ma anche con mosaici policromi, ne vennero sostituiti altri a mosaici figurati in bianco e nero.

Approfondimento storico

L’assetto dell’insula risale, in base ai dati stratigrafici, al II secolo a.C. ed è stato mantenuto, pur con sostanziali modifiche riconducibili alla fine del I secolo d.C., attraverso l’età imperiale, forse fino al terremoto del 365 d.C. L’articolazione degli edifici su quattro terrazze scalari segue e razionalizza i salti di quota. L’insula si sovrappone ad un precedente blocco di piccole abitazioni, databili, in base soprattutto ai materiali ceramici, al IV secolo a.C. (almeno dall’età timolotea), i cui resti, messi in luce sul lato Nord sotto la casa B, mostrano il medesimo orientamento e testimoniano la continuità dell’impianto. Nel terrazzo inferiore dell’Insula IV, la tipologia costruttiva dell’ampio locale con ingresso dal cardo D, composta da volta sostenuta da archi e piedritti in conci lapidei, incontra diversi confronti nell’architettura ellenistica: alcune cisterne di Delo, l’adyton del tempio di Claro in Asia minore, etc. Sulla domus, casa B, è stata supposta dal La Torre, relativamente all’ambiente tablinum, una originaria strutturazione ad atrio, di tipo tuscanio (privo cioè di colonne) secondo il modello distributivo delle case di tipo romano-italico (delle quali ci ha restituito numerosi esempi Pompei dal II secolo a.C.) dove il peristilio non è più in posizione centrale come nelle case ellenistiche. L’impianto della casa B dimostra di aver subìto una radicale ristrutturazione, infatti i pavimenti originari sono stati in gran parte sostituiti con mosaici in bianco nero. In particolare nel Peristilio troviamo un tappeto monocromo bianco delimitato da bordure con motivo a treccia (attualmente ricoperto per ragioni conservative), Nel Tablinum, invece, due grandi cornici con sinuoso tralcio di acanto stilizzato delimitano sequenze con motivi geometrici: quadrati bianchi delimitati a loro volta da motivi angolari in nero, serie di pelte (il motivo che schematizza il mitico scudo delle Amazzoni), serie di triangoli contrapposti alternativamente bianchi e neri (attualmente ricoperto). Inoltre in uno dei vani sul lato sud è raffigurata una capra su fondo bianco inserita forse in un tappeto preesistente. A questa fase appartengono il rivestimento in lastre di marmo delle pareti ed una nuova decorazione pittorica a fasce e riquadri. L’articolazione planimetrica della Casa C è quella più comune alle abitazioni ellenistiche, con i diversi settori ai lati di un vasto atrio peristili posto al centro dell’edificio: tipologia riscontrabile anche in Sicilia attraverso diverse varianti a Morgantina, a Iatai, a Solunto, ad HeraKlea Minoa, ad Agrigento (quartiere ellenistico romano) etc. L’ingresso è sul lato orientale, dal cardo D: originariamente in posizione centrale venne poi spostato a nord (dal Vano K) nella ristrutturazione di età imperiale. Nella Casa C il tablinum (sala di rappresentanza) presentava un prospetto a due colonne con capitelli fittili in stile corinzio-italico. La terrazza dell’insula IV alla quota più elevata, che prospetta sul decumanus superiore, era impegnata da un edificio termale pubblico, realizzato agli inizi del II secolo d.c. che modifica l’impianto architettonico precedente, forse relativo ad una terza domus. Di essa conserverebbe, in parte, l’assetto dell’originario peristilio, riconoscibile nel grande cortile porticato sul lato nord, costituente il primo terrazzo delle Terme. In un periodo così lontano dal momento della fondazione, la figurazione della stanza a Nord riprende ancora i simboli di Tyndaris dionigiana ed ellenistica. Sotto il suolo dell'insula, saggi in profondità misero in luce scarsissimi resti di case greche del IV sec. a. C. e tracce di una stazione preistorica dell'Età del Bronzo (XVIII-XV sec.).

Approfondimento tecnico

L’insula IV (isolato) ha larghezza di m. 28,30 e una lunghezza di m. 72,40 e prospetta a Sud sul Decumanus centrale. Sul Decumanus centrale si affacciano sei tabernae (botteghe); le tre nord-est erano dotate di vani retrobottega in origine probabilmente voltati e di due cisterne, in uso fino all’abbandono dell’edificio. Retrostante a questo gruppo di ambienti è un ampio locale con ingresso autonomo dal cardo D, con volta sostenuta da archi in conci lapidei, dei quali sono superstiti i piedritti, che sorreggeva il pavimento del piano superiore. Sul lato nord-occidentale un vasto terrapieno ingloba i resti dell’isolato della fase precedente. Sulla terrazza successiva si disponeva una ricca domus, la casa B, di circa 900 mq., con ingresso dal cardo E. Da un vestibolo si accede al peristilio delimitato da 12 colonne in mattoni, sulle quali si impostavano architravi litici: al suo interno vi era un giardino con impluvium, una vasca centrale con sottostante cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, che cadeva da un’apertura centrale del tetto, compluvium. A Sud–Est si apriva sul peristilio il tablinum (vano con altari o edicole dedicate al culto dei lari protettori della casa). Il settore della casa a monte del peristilio si è conservato in discrete condizioni ed è composto da cinque ambienti. Nel settore verso mare, al di sopra delle tabernae si estendeva probabilmente un’ampia terrazza panoramica. All’impianto originale della casa, risalente agli ultimi decenni del II sec. a.C. appartengono i mosaici pavimentali di un ambiente sul lato sud, probabilmente un oecus (sala di ricevimento), a decorazione policroma geometrica con effetti prospettici. Sul terrazzo sovrastante è collocata la casa C, alla quale si accedeva dal cardo D. Di dimensioni leggermente inferiori alla casa B, ha conservato il suo impianto originario, risalente probabilmente agli ultimi decenni del II secolo a.C. e corrispondente, insieme alla casa B, ad un piano costruttivo unitario. Il peristilio era delimitato da dieci colonne (ciascuna di circa m. 4,95 di altezza), dai fusti realizzati con un misto di scaglie di mattoni e blocchetti litici rivestiti di intonaco che rifiniva anche i capitelli dorici in pietra. Probabilmente il tetto era retto da un loggiato sovrastante composto da colonnine doriche ritrovate tra i crolli. A Nord-Est del peristilio si apre un ambiente tablinum - esedra (sala conversazione). Il prospetto era qualificato da due semicolonne con funzione di ante inquadranti e due colonne con capitelli in terracotta di stile corinzio-siceliota. Dal lato Nord-Orientale del peristilio si accede ad un altro grande ambiente rettangolare. A sud del peristilio si allinea una serie di stanze di piccole dimensioni. Nella terrazza alla quota più elevata, si dispongono lungo uno stesso asse i quattro ambienti termali. Il primo ambiente da Ovest è l’ampia sala del frigidarium dotata di grande vasca (natatio). Notevoli sono qui le originarie decorazioni musive. Negli altri settori del vano, i mosaici danneggiati sono stati sostituiti da lastre ed altri elementi marmorei di reimpiego. I tre ambienti successivi, originariamente voltati, sono ciascuno chiusi da un’abside sul lato sud. Il primo è una saletta absidata intermedia fra frigidarium e caldarium. Diversi ed interessanti spiccano i decori dei mosaici da un cavallo marino a dei delfini inseriti in losanghe marmoree. Segue il Tepidarium: come il successivo calidarium, il pavimento era ad ipocausti, sospeso cioè su pilae (pilastrini di terracotta) a creare un’intercapedine, attraverso cui si propagava il calore che, provenendo dal praefurnium (fornace) all’estremità orientale, si diffondeva nella sala attraverso i tubulli che rivestivano le pareti. Lo sviluppo decorativo del mosaico si presenta più elaborato rispetto agli altri ambienti; Infine il calcidarium, chiuso ad est dalla vasca per i bagni caldi direttamente collegata col praefurnium. Il complesso è concluso a monte da uno stretto cortile di servizio.

Informazioni

  • Consistenza fisica: Consistenza fisica parziale
  • Stato di conservazione: Discreto
  • Copertura mobile: 4G
  • Livello copertura mobile: 6
Restauri

Anno:
Dal 1949/1950 al 1952 si svolgono tre campagne di scavo, mediante la tecnica stratigrafica, applicata in Sicilia per la prima volta. Il compito che il Direttore, Luigi Bernabò Brea, divenuto Soprintendente alle Antichità della Sicilia Orientale, assegna ai suoi collaboratori (scelti fra i più autorevoli membri dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, diretta da Nino Lamboglia), riguarda per prima cosa il riassetto dei monumenti. Il secondo obiettivo degli archeologi è l’ampliamento degli scavi già eseguiti nelle insulae rinvenute tra la Basilica e il Teatro oltre all’analisi delle mura. Nell'area urbana fra il 1949 e il 1964 è stata scavata un'intera insula con i tratti dei cardines e dei decumani che la fiancheggiano e con gli edifici a diversi livelli. Nel 1956, con i finanziamenti della Regione Siciliana e della Cassa per il Mezzogiorno e proseguendo, tra il 1961 e il 1965, con l’appoggio economico del Ministero della Pubblica Istruzione, si porta a termine la fase di scavi iniziata nel 1949 nell’area urbana di Tindari. Delineato il perimetro della città antica, si è cercato di risolvere il problema relativo al suo sviluppo urbanistico, si procede quindi allo scavo della Casa Romana, di cui nel XIX secolo era stato già rinvenuto il pavimento a mosaico, lasciato in situ e protetto da una tettoia, partendo dal vano con pavimento musivo scoperto. Dovendosi però procedere nello stesso tempo al consolidamento e al restauro delle strutture già messe in luce, nonché allo strappo e al ricollocamento dei mosaici emergenti e al rinnovo delle coperture degli stessi, gli scavi segnano una battuta d’arresto (Bernabò Brea - Cavalier C 1965) che comunque non ostacola gli accurati restauri delle mura, sistemate in parco archeologico per un tratto di ca. m 400, nonché della Basilica. Lo scavo della Casa Romana, è risultato di particolare e grande interesse, una volta riconosciuta la pianta, si è esplorato il sottosuolo, combinando l’indagine con lo strappo dei mosaici. Il che ha rivelato l’esistenza di una stazione preistorica che precedette di molti secoli la città dionigiana, nascosta sotto le strutture di una abitazione ellenistica (di fine IV sec. a.C.) che a sua volta precedette quella romana (Bernabò Brea - Fallico C 1966; Cavalier C 1970). Scriveva Barreca (C 1957) «La scoperta integrando la storia, ci dice come i coloni greci avessero anche questa volta scelto per la loro sede un luogo ove già da secoli viveva una popolazione indigena, con la sua organizzazione, i suoi usi, le sue tradizioni [...]. è probabile che di esso (scl.: il centro indigeno) non tutto sia andato distrutto». Della casa B si rileva la presenza sul lato sud in un grande ambiente (sala di ricevimento),di mosaici pavimentali, messi in luce nel 1842 dagli scavi della Commissione di Antichità e Belle Arti, probabilmente un oecus. Inoltre le pareti conservano resti della coeva decorazione dipinta del cosiddetto “stile strutturale”, assai diffuso nel pieno e tardo ellenismo, fra la fine del IV e il primo ventennio del I secolo a.C., e di cui anche la Sicilia offre numerosi esempi ( a Iaitai, Gela, Morgantina, Agrigento, Heraclea Minoa, Adrano, etc.). L’impianto della casa dimostra di aver subito una radicale ristrutturazione nella seconda metà del I secolo d.C. I pavimenti originari sono stati in gran parte sostituiti con mosaici in bianco nero. Negli strati antropici sottostanti la casa B, oltre ai resti delle abitazioni del IV secolo a.C. si sono individuati i livelli relativi ad un insediamento dell’età del Bronzo (cifr. Martinelli supra). L’impianto della casa C e le sue trasformazioni sono stati oggetto di un recente studio di S. Aiosa.

Fonti

Tyndaris e il suo territorio I, Introduzione alla carta archeologica del territorio di Tindari

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: MediaGEO
Data: 2013

Tyndaris e il suo territorio II, Carta archeologica del territorio di Tindari e materiali

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: MediaGEO
Data: 2014

Dinamiche dell'insediamento nel territorio di Tindari dalla preistoria al medioevo

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: Journal of Ancient Topography XXI
Data: 2011

Una nuova iscrizione greca dal territorio di Tindari, in AA.VV., Da Halesa ad Agathyrnum. Studi in memoria di Giacomo Scibona

Autore: Michele Fasolo
Collezionista: Sant'Agata di Militello
Data: 2011

Bibliografia Topografica Colonizzazione Greca in Italia e nelle isole tirreniche, diretta da G. NENCI e G. VALLET

Autore: Maria Ida Gulletta
Collezionista: -
Data: 2011

Citt greche di Magna Grecia e Sicilia

Autore: F. Mollo, Tindari, in F. D'Andria, P.G. Guzzo, G. Tagliamonte
Collezionista: Enciclopedia Italiana Treccani
Data: 2012

Tyndaris (Messina), in Sicilia orientale ed Isole Eolie

Autore: U. Spigo
Collezionista: -
Data: 1995

L'agor-foro di Tyndaris: status quaestionis, in Settime Giornate Internazionali di Studi sull'area elima e la Sicilia occidentale nel constesto mediterraneo

Autore: Maria Ida Gulletta
Collezionista: -
Data: 2009

Atti delle settime giornate internazionali di studi sull'area elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo

Autore: Carmine Ampolo
Collezionista: -
Data: 2009

TINDARI L'Area Archeologica e l'Antiquarium

Autore: Regione Siciliana Ass. BB.CC.AA.e della P.I. Dip. Dei BB.CC.AA.e dell'Educazione Permanente - SS.BB.AA. di Messina Serv. II ai Beni Archeologici U.O. VII
Collezionista: Rebus edizioni
Data: 2005

Ente gestore

  • Tipologia ente: PARCO ARCHEOLOGICO
  • Denominazione: PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI
  • Direttore: Piccione Anna Maria
  • Indirizzo: Tindari - Villa Amato -Via Monsignor Pullano 98066 PATTI ME
  • Email: parco.archeo.tindari@regione.sicilia.it
  • Pec: parco.archeo.tindari@legalmail.it
  • Telefono: 0941369023

Area Multimedia

Informazioni

  • Indirizzo :Via del Teatro Greco, 98066 Tindari, Patti ME
  • Città :98066 - PATTI
  • Orari :Dalle ore 9:00 - 1 ora prima del tramonto (tutti i giorni escluso il lunedì)
  • E-mail : parco.archeo.tindari@regione.sicilia.it