Il complesso fortificato del Castello a Mare è situato all’imboccatura dell’antico porto della Cala di Palermo ed è stato il fondamentale baluardo a difesa del bacino portuale sino a età moderna. Era una delle più grandi fortificazioni portuali del Mediterraneo. Una prima struttura fortificata, attestata già alla fine dell’età islamica (prima metà dell’XI secolo), venne progressivamente, nel corso dei secoli, ingrandita, modificata, adeguata ai diversi momenti storici e all’evolversi dell’arte fortificatoria; in particolare, tra XV e XVI secolo, l’avvento delle artiglierie richiese consistenti trasformazioni alle strutture originarie e l’aggiunta di nuovi elementi architettonici destinati a migliorarne la capacità difensiva. Tra il 1922 e il 1923 fu oggetto di pesanti demolizioni, giustificate dalla necessità di recuperare terreno per l’ampliamento del porto. Della grande fortezza rimasero in piedi soltanto il corpo d’ingresso tardo-quattrocentesco, il torrione circolare della prima metà del Cinquecento (torre San Pietro) e il cosiddetto mastio arabo normanno, unica parte superstite del castello medievale. Recenti scavi archeologici hanno messo in luce le basi dei bastioni cinquecenteschi, del rivellino (bastione a difesa dell’ingresso) e del muro di cinta, nonché il fossato. Ulteriori lavori stanno recuperando la parte basamentale dell’intero perimetro della fortezza.
La più antica menzione di una struttura fortificata a difesa del porto di Palermo risale a età islamica e si trova nella mappa della Sicilia del Kitāb Ġarā’ib al-funūn, un trattato cosmografico datato tra il 1020 e il 1050, trasmessoci da un manoscritto del XIII secolo. Nella mappa, in corrispondenza del castello, è segnata una delle due torri a cui era ancorata la catena che chiudeva il porto della città. Questa torre era probabilmente integrata in un complesso più ampio. Le notizie sul castello si infittiscono in età normanna. Chiamato castrum inferius, castrum maris o castrum vetus, era la struttura fortificata a protezione e a controllo del porto e della città ma anche, assieme al castrum superius (il Palazzo Reale), la sede rappresentativa del potere normanno sulla città e sull’isola. Doveva avere un impianto planimetrico a forma di quadrilatero e comprendeva ambienti destinati al castellano e alla truppa, il carcere e una cappella. Molto probabilmente era chiuso da una cinta muraria esterna protetta da un fossato. Gli erano contigue due chiese, una, S. Giovanni Battista, aderente alla Cala, l’altra, S. Pietro la Bagnara, prossima alle mura della città. Nel XIV secolo, a seguito dell’invenzione della polvere da sparo (fatta in Cina già nell’XI secolo), comparvero in Europa le prime armi da fuoco, considerate cosa “non umana ma diabolica” anche dall’artista del rinascimento, ingegnere militare e architetto, Francesco di Giorgio Martini (1439-1501). L’adozione e il progressivo sviluppo e diffusione di queste armi, tra il XV e la prima metà del XVI secolo, trasformò “l’arte della guerra” e richiese l’adeguamento delle fortificazioni per reggere l’impatto delle nuove potenti artiglierie: fu necessario ridurre l’altezza delle alte torri medievali, che colpite potevano crollare sui difensori, e opporre al tiro teso delle nuove armi strutture che smorzassero gli impatti, dunque terrapienate e con superfici non ortogonali alla direzione del tiro. Si trattò di un vero e proprio rivoluzionamento che diede vita a quella che viene chiamata fortificazione alla moderna o all’italiana affermatasi nella prima metà del XVI secolo. Anche il Castello a Mare di Palermo venne adeguato allo sviluppo delle nuove armi e, tra la fine del XV e il terzo venticinquennio del XVI secolo, fu oggetto di tre grandi progetti organici di riconfigurazione perché potesse fare fronte validamente alla minaccia turca e dei nemici del regno. Al primo progetto, opera del maestro mayor della regia artiglieria di Ferdinando il Cattolico, Baldar Metell, appositamente inviato dal sovrano da Barcellona a Palermo, si deve la costruzione dell’ampia cinta muraria, che ha inglobato il castello medievale e che si è conservata sino agli inizi del XX secolo. In particolare vennero realizzati, tra il 1496 e gli inizi del XVI secolo, il muro di cinta ancora visibile lungo la Cala, la porta monumentale di accesso e il rivellino (bastione staccato dalla fortezza e a difesa della porta), due grandi torri destinate a ospitare le armi da fuoco, distrutte nel 1524, e vari edifici anche a carattere residenziale posti all’interno del recinto fortificato. Venne inoltre scavato un fossato, in parte coincidente con quello oggi visibile, che separava a ovest la fortezza dalla città. Un secondo grandioso progetto elaborato, sotto Carlo V, dall’ingegnere del Regno di Sicilia Pietro Antonio Tomasello da Padova, prevedeva la costruzione di grandi torrioni circolari a difesa della fortezza e la realizzazione di un imponente castello interno con una prestigiosa ala residenziale destinata a ospitare i vicerè, trasferitisi dal 1517 al Castello a Mare. Di questo progetto vennero realizzati soltanto, a partire dal 1524, un’ala di edifici e il grande torrione San Pietro, poi inglobato dal bastione San Giorgio e tutt’ora visibile. Infine, a partire dal 1551 sempre durante il regno di Carlo V, su disegno dell’ingegnere Pedro Prado e per impulso del vicerè Juan de Vega furono costruiti i grandi bastioni San Giorgio e san Pasquale e conseguentemente fu modificato il fossato e il sistema di accesso al rivellino. Nel 1553 la residenza dei viceré di Sicilia fu spostata al Palazzo Reale e il Castello a Mare divenne, sino al 1593, sede siciliana del Tribunale della Santa Inquisizione. Nel ‘700 il complesso fortificato sopravvisse solo con funzione di controllo nei confronti della città contro eventuali tentativi di insurrezioni popolari. Nel 1860, con l’arrivo di Garibaldi, il Castello a Mare, identificato dalla popolazione quale simbolo del potere borbonico, fu smantellato in alcune sue parti. Adibito a caserma militare con l’Unità d’Italia, svolse tale funzione sino a quando, allo scopo di ampliare le strutture portuali per dare loro respiro sovranazionale, se ne decretò l’abbattimento negli anni ’20 del Novecento. Dalle demolizioni si salvarono i pochi ma significativi resti monumentali ancora oggi visibili.
Informazioni
- Consistenza fisica: Stato di Rudere
- Stato di conservazione: Discreto
- Copertura mobile: 4G
- Livello copertura mobile: 10
Anno: 1988
Opere di recupero condotte dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Culturali di Palermo
Anno: 2000
Opere di recupero di tutte le principali emergenze architettoniche scampate alla demolizione e dell’originaria spazialità del complesso monumentale, grazie a un progetto finanziato dalla Comunità Europea al Comune di Palermo.
“Il recupero del Castello a mare simbolo di riscatto”
Autore: Francesca Spatafora
Collezionista:
Data: 2011
“Se cerchi la tua strada verso Itaca…”
Autore: Elena Lattanzi e Roberto Spadea
Collezionista:
Data: 2016
“Opuscolo Castello a mare”
Autore:
Collezionista: Regione siciliana, Assessorato regionale dei beni culturali ed ambientali e della pubblica istruzione. Dipartimento dei beni culturali ed ambientali e dell’educazione permanente
Data: 0
“Il Castello a mare di Palermo”, Cronistoria della demolizione di un monumento
Autore: Carmela Angela Di Stefano e Giuseppe Lo Iacono
Collezionista: EditOpera
Data: 2012
“Panormus II”
Autore: Giustolisi Vittorio
Collezionista:
Data: 1990
A tutela et defensa di quisto regno. Il castello a mare di Palermo, Baldiri Meteli e le fortificazioni regie, in Sicilia nell'età di Ferdinando il Cattolico (1479-1516). Protagonisti, cantieri, maestranze.
Autore: Gaeta A.
Collezionista: Qanat, Palermo 2010
Data: 2010
Ecos de Renacimiento en la Sicilia del siglo XVI: arquitecturas para la vida de corte en la edad de Ferrante Gonzaga (1535-1546), in Las artes y la arquitectura del poder, Actas del XIX Congreso Nacional de Historia de Arte CEHA (Castellón, Universitat Jaume I, 5-8 settembre 2012), a cura di V. Mínguez, Castellón 2013, pp. 921- 938. (sul palazzo viceregio)
Autore: Vesco M.
Collezionista:
Data: 2013
Il Castellammare di Palermo: un progetto non realizzato di Pietro Antonio Tomasello da Padova, in Ricostruire – 1 Architettura - Storia – Rappresentazione , Palermo 2014, pp. 7-30
Autore: Vesco M.
Collezionista:
Data: 2014
Ente gestore
- Tipologia ente: MUSEO
- Denominazione: Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas
- Direttore: Giuseppe Carmelo Parello
- Indirizzo: Via Bara all'Olivella, 24 90133 PALERMO PA
- Email: urpmuseopa@regione.sicilia.it
- Pec: museo.archeo.salinas@certmail.regione.sicilia.it
- Telefono: 0916116805 0916116806
- Sito internet: www2.regione.sicilia.it/bbccaa/salinas/index.html