Il complesso monastico di S. Giovanni degli Eremiti venne costruito da Ruggero II (tra il 1130 e il 1148) sui resti di un precedente edificio fondato, secondo la tradizione, nel VI secolo da San Gregorio Magno e dedicato a Santo Ermete. Del complesso, costruito a ridosso delle mura urbiche e in prossimità del fiume Kemonia, dopo i restauri di liberazione effettuati nell'800, rimangono: la chiesa, un lungo ambiente sul suo lato meridionale trasformato nel '500, il chiostro ubicato in posizione anomala, un edificio denominato Casa dell'Abbate e poche altre strutture quali una grande cisterna e alcuni ambienti ipogeici di difficile datazione. La chiesa costituisce uno dei monumenti più singolari del patrimonio architettonico palermitano di epoca normanna. La semplicità dei suoi volumi e la presenza di cinque cupole dalla tipica colorazione rossa all'estradosso, sono elementi che caratterizzano l'edificio.
Il complesso di San Giovanni degli Eremiti è ubicato a ridosso del limite occidentale delle mura urbiche di età medievale della città di Palermo e ai piedi della linea fortificata della città antica (il Cassaro) dalla cima della quale si affaccia, in posizione dominante, il Palazzo Reale. Il fiume Kemonia , che entrando in città da questo lato scorreva fra i giardini di Sant‘Andrea di Bebene e il monastero di San Giovanni degli Eremiti ha dato il nome al quartiere su cui sorge il monastero. Nei pressi di S. Giovanni degli Eremiti si trovavano le antiche Chiese di San Giorgio in Kemonia e di San Mercurio, oggi profondamente trasformate. Il complesso godeva di un certo prestigio presso la corte normanna. Entro il recinto del monastero vi era in origine un'area sepolcrale riservata ai soli dignitari di corte. Nel corso del ‘500 fu necessario ampliare il complesso per dare ospitalità ai monaci benedettini di Monreale a cui venne dato in concessione come come “ ospizio o gancia”. La chiesa normanna si trovò inglobata interamente in una più ampia e articolata costruzione che comprendeva anche un dormitorio e di un refettorio. Solo pochi anni più tardi fu mutato il ruolo dell'edificio sacro che divenne Nel tentativo di restituire il complesso alle originarie sembianze alla fine dell’800, l’architetto Giuseppe Patricolo realizzò un esteso intervento di “liberazione”. In tale occasione furono demolite le strutture addossate alla chiesa e il corpo di fabbrica che collegava il chiostro con la cosiddetta "abitazione dell’Abbate". Immerso in un lussureggiante giardino che ha preso il posto degli edifici demoliti risalta oggi il volume nitido della chiesa concluso in sommità da cupole semisferiche. L'edificio sacro ha una pianta a croce commissa(a T) a navata unica suddivisa in due campate di forma quadrata sormontate da cupole emisferiche. Dal punto di vista costruttivo le cupole poggiano su un tamburo ottagonale determinato dalla rotazione del quadrato di base. Quattro nicchie angolari a più rincassi determinano il passaggio dal quadrato all'ottagono e alla circonferenza. Tre cupole di dimensioni più contenute ricadono rispettivamente sul campanile, realizzato al di sopra dell'absidiola settentrionale, nella parte centrale del santuario e in corrispondenza dell'abside meridionale. L'uso di questi elementi dichiara quanto la conoscenza figurativa della cultura bizantina e islamica abbia influito sull'operato delle maestranze. Sul lato meridionale della chiesa vi sono i resti di un più antico ambiente, parzialmente occupato dal diaconicon ( la piccola abside sud), denominato “sala araba”, suddiviso in due navate da pilastri centrali Addossato al fronte meridionale, all'esterno dell'aula, si notano le tracce di un portico a cinque arcate.
Il complesso monastico di S. Giovanni degli Eremiti costituisce uno dei monumenti più problematici del panorama palermitano. Esistono varie ipotesi riguardo l'origine del complesso. Secondo quanto afferma Rocco Pirri sul luogo in cui è oggi il complesso vi era un monastero, dedicato a S. Ermete, fondato nel VI sec. da Papa Gregorio Magno e andato distrutto presumibilmente con l'invasione islamica. A seguito degli studi di Giuseppe Patricolo, nella seconda metà dell'Ottocento, si fa largo l'ipotesi che entro le strutture di età normanna siano state inglobati i resti di una “sala di preghiera” di età islamica. Problematica è anche l'origine del termine “Eremiti”. Molti studiosi ritengono derivi da S. Ermete, il nome del santo a cui era stato dedicato il primitivo monastero. L'assonanza del nome e l'intitolazione a S. Mercurio del piano su cui sorge S. Giovanni e del pozzo un tempo ivi esistente e noto per le sue acque miracolose, nonché del vicinissimo oratorio sembrerebbe confermarne l'origine. Fu per volere del re Ruggero che attorno al 1132 fu realizzata nei pressi del Palazzo Reale una abbazia dedicata a S. Giovanni e concessa ai benedettini. Nel XIV secolo il monastero è in declino. Nel 1464, oramai pressoché privo di religiosi, per ordine di papa Paolo II venne ripopolato da monaci benedettini provenienti da S. Martino delle Scale. Ciò malgrado il decadimento dell'abbazia non si arrestò. Tra il terzo o quarto decennio del '500 si decise di attuare una riforma radicale del complesso che da convento divenne chiesa secolare. L'ex Sala Capitolare, fu trasformata in aula e resa accessibile alla popolazione. La chiesa antica assunse il ruolo di coro dei religiosi. Tali disposizioni rimasero fino alla fine dell'Ottocento quando l'architetto G. Patricolo, mosso da orgoglio patrio, nel tentativo di restituire al monumento l'aspetto originario presunto, intraprese una estesa e incisiva campagna di restauri.
Informazioni
- Consistenza fisica: Consistenza fisica parziale
- Stato di conservazione: Discreto
- Copertura mobile: 4G
- Livello copertura mobile: 7
Anno: 1882
Alla fine del XIX secolo l'architetto Giuseppe Patricolo nell'ambito di un programma di recupero di diversi monumenti siciliani, intraprese una radicale campagna di restauri dell'intero complesso mirata a restituire il presunto aspetto originario al magnifico monumento.
Gli interventi del Patricolo hanno liberato la costruzione dai volumi aggiunti e dalle graduali trasformazioni portando alla luce resti di strutture di età islamica e altre testimonianze risalenti ad epoche successive.
A tali restauri collaborò l'architetto Francesco Valenti futuro famoso sovrintendente ai monumenti siciliani.
Anno: 1907
Lavori di restauro diretti dall'architetto Giuseppe Rao. nella parete est e nelle strutture a nord del giardino in prossimità dell'angolo nord est del chiostro, che videro l'eliminazione degli intonaci fino a rinvenire la vecchie murature preesistenti.
Anno: 1919
Completamento delle pareti perimetrali del chiostro, liberazione delle pareti sud e ovest, e sistemazione della pavimentazione dei corridoi, ad opera di Francesco Valenti. Egli intervenne anche negli ambienti adibiti a casa di custodia, e risistemò il confine nord del complesso, ripristinando il muro muro cadente che lo delimitava con la costruzione di un nuovo edificio, composto da una grande sala d'aspetto per i visitatori e altri ambienti annessi a uso di magazzino.
MONUMENTI NORMANNI – Sollazzi e Giardini.
Autore: Lina Bellanca
Collezionista:
Data: 0
LE MAPPE DEL TESORO – Venti itinerari alla scoperta del patrimonio culturale di Palermo e della sua provincia
Autore: Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo, Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Regione Sicilia
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Data: 2015
Storia dell'Architettura Normanna 1 - San giovanni degli Eremiti a Palermo
Autore: Teresa Torregrossa
Collezionista: Edizioni Caracol
Data: 2013
Ente gestore
- Tipologia ente: SOPRINTENDENZA
- Denominazione: Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Palermo
- Direttore: Selima Giorgia Giuliano
- Indirizzo: Via Giuseppe Garibaldi, 41 PALERMO PA
- Email: sopripa@regione.sicilia.it
- Pec: sopripa@certmail.regione.sicilia.it
- Telefono: 0916391111
- Sito internet: https://www.regione.sicilia.it/istituzioni/regione/strutture-regionali/soprintendenza-beni-culturali-ambientali-palermo