A Morgantina, nella casa detta ‘del Ganimede’ (appunto dal soggetto del mosaico di un ambiente) troviamo uno dei più antichi esempi di mosaico figurato in tessere litiche, della seconda metà del III secolo a.C. e comunque prima del 211 a.C., data della conquista romana della città.
La Casa del Ganimede è in cima al pendio che sovrasta un lato dell’area pubblica; la stessa posizione fa pensare ad una dimora di grande prestigio. La casa è organizzata attorno a un cortile porticato insolitamente lungo pavimentato in opus spicatum (frammenti di tegole disposti per taglio). Il cortile misura otto metri per oltre ventidue, con tre colonne sui lati brevi e sette sui lati lunghi. Normalmente nelle case ellenistiche di Morgantina i cortili tendono al quadrato; il motivo principale di questa scelta dev’essere la conformazione dei luoghi: la sommità della collina è troppo stretta per ospitare una costruzione con una più canonica pianta tendente al quadrato. Gli stretti ambienti sul lato verso la strada erano adibiti a servizi. Il lato opposto del cortile aveva una facciata a due piani; il lungo cortile stava a sud-ovest e quindi la luce arrivava fino a tardi. Al piano superiore erano gli ambienti privati. Gli ambienti di rappresentanza erano a piano terra; alcuni hanno bei pavimenti a mosaico. All’estremità è un ambiente con un mosaico danneggiato ma ancora molto bello che raffigura l’aquila di Zeus che porta in alto il pastore Ganimede, che diverrà il coppiere degli dei; gran parte della figura dell’aquila è andata perduta, restano la testa, le mani e le gambe di Ganimede. La scena centrale è circondata da un motivo a meandro prospettico disegnato con cura; le ombre lasciano presupporre una fonte di luce in fondo a sinistra, dove effettivamente poteva esserci una finestra. Un’altra stanza sul cortile conserva un pavimento a mosaico: un pannello con una corona da banchettante è incorniciato da un serto di edera, chiara allusione alla funzione cui era destinato; un pannello a meandro prospettico completa il tappeto musivo. Questi ambienti che si affacciavano sul portico, prendendo luce da sud-ovest, e quindi fino a tardi, dovevano costituire l’andrón, il luogo in cui il padrone di casa riceveva gli ospiti; il raffinato pavimento con scena mitologica che rimanda ai banchetti degli dei, il ratto di Ganimede, decorava una piccola sala che per le sue misure accoglieva tre klinai, tre letti da banchetto: pochi eletti (ogni kline ospitava due persone). I pannelli figurati occupano la parte centrale degli ambienti: quella lasciata libera dai letti da banchetto, che occupavano le fasce perimetrali. I soggetti dei mosaici figurati sono chiaramente intonati alla funzione degli ambienti; le pareti erano rivestite di intonaco dipinto a imitazione della muratura. All’altra estremità del cortile è una sala da pranzo di dimensioni più canoniche; al momento dello scavo conservava una parte del pavimento a mosaico: un rettangolo tipo stuoino d’ingresso, con una scena di grifoni.
In Grecia nella prima metà del IV secolo a.C., a Olinto, a Eretria, mosaici in ciottoli colorati decoravano sale destinate ai simposi con silhouette di animali (cavalli, grifoni, gazzelle) realizzate in ciottoli bianchi su un fondo di ciottoli neri. Ad Atene, a Corinto vediamo grifoni, animali e scene mitologiche. I campi figurati erano delimitati da fasce decorative, a meandro o altro, in ciottoli bianchi su fondo scuro. In Sicilia, a Gela vediamo esempi degli inizi del III secolo a.C.; sono possibili confronti con la Macedonia. Gli esempi di mosaico tessellato di Morgantina sono tra i più antichi nel mondo ellenistico; nello stesso periodo in Macedonia il mosaico a tessere andava sostituendo quello a ciottoli, che era arrivato a grandi risultati con i pavimenti di Pella. È stato anche ipotizzato che questo genere artistico sia nato in Sicilia; in realtà pare che la Sicilia sia stata tra le prime regioni a utilizzare la nuova tecnica, ma i confronti più vicini sembrano essere, già nella prima metà del III secolo a.C., ad Alessandria.
La cronologia non è facile da precisare, dal momento che la casa è costruita direttamente sul fondo roccioso della collina; i materiali datanti recuperati sotto pavimenti da consolidare rimandano al periodo tra la metà del III secolo a.C. e la conquista romana. Non solo si tratta di una bella casa, ma la stessa posizione urbanistica, sul pendio che domina l’area pubblica, fa pensare alla casa di un esponente dell’élite di Morgantina nel periodo in cui la città fa parte del regno di Ierone II di Siracusa. La prosperità del momento è dimostrata dai monumenti pubblici e dalla costruzione di case grandi ed elaborate. I monumentali granai pubblici, destinati ad accogliere le decime previste dalla lex ieronica, il sistema di tassazione di Ierone II, attestano da dove veniva la ricchezza della città: dai suoi campi.
Informazioni
Ente gestore
- Tipologia ente: PARCO ARCHEOLOGICO
- Denominazione: PARCO ARCHEOLOGICO DI MORGANTINA E DELLA VILLA ROMANA DEL CASALE DI PIAZZA ARMERINA
- Direttore: Carmelo Nicotra
- Indirizzo: Palazzo Trigona-Piazza Cattedrale, 20 94015 PIAZZA ARMERINA EN
- Email: parco.archeo.villaromanacasale@regione.sicilia.it
- Pec: direzione@pec.villaromanadelcasale.it
- Telefono: 0935687667
- Sito internet: https://www.villaromanadelcasale.it/