La plateia-decumanus centrale, interamente carrabile e pavimentata in blocchetti d’arenaria, costituiva la spina centrale della città ed il suo sbocco occidentale in contrada Cercadenari, quale collegamento più diretto con la strada esterna che affianca da una diramazione verso Nord-Ovest della cinta muraria, scendeva verso il mare e l’area portuale.
Strada imperiale e decumani paralleli sull'asse est-ovest, intersecati da cardines nord - sud, apparato viario provvisto di sistema fognario e canalizzazioni per il rifornimento idrico. Il reticolo definiva gli isolati delle insule. Il castrum costituito da edifici, domus private e costruzioni pubbliche, con una disposizione a terrazze. Sul decumano lato mare si affacciavano le tabernae, i magazzini e le abitazioni del ceto medio. A monte del decumano principale, adagiato sul fianco di una collina, è scavato il teatro. Dall'agorà, lungo il fianco dell'acropoli si snodava la strada che con ampia curva giungeva all'unica porta ove sorgeva una necropoli. Assi portanti dell’impianto urbano sono le ampie strade parallele in direzione nord-ovest/sud-est (plateiai/decumani), che rispettivamente attraversano i settori meridionale e centrale della città. Il decumanus superiore e quello centrale, parzialmente in luce, ciascuno della larghezza di m. 8-8,50, si sviluppano a quote diverse, adeguandosi all’originaria conformazione orografica. I decumani sono intersecati ortogonalmente da strade più strette (stenopoi-cardines), di ampiezza compresa fra 2,80 e 3 metri. L’incrocio di decumani e cardines definisce una maglia regolare di isolati, ciascuno dell’ampiezza costante di m. 28,30-28,50, organizzata secondo i dettami di un impianto urbano di tipo ippodameo, risalente già al IV sec. a.C. La lunghezza degli isolati (insulae) compresi tra i decumani superiore e centrale è di circa m. 72,40; di essi è stato interamente messa in luce solo l’Insula IV, a nord ovest della Basilica. Il decumanus centrale, interamente carrabile e pavimentato in blocchetti di arenaria, costituiva la spina centrale della città. Il decumanus superiore raccordava i principali edifici pubblici: la contrada Basilica e il Teatro. La plateia-decumanus centrale costituisce probabilmente l‘arteria principale, carrabile lastricata, che termina all‘estremità NO del pianoro e della città con un propileo. Nel 2003-2004, pressoché in continuità col settore Cercadenari, è stato messo in luce, in direzione Est, un nuovo tratto di oltre m. 180 di lunghezza del decumano centrale. Nel corso degli scavi, in prossimità di alcuni ambienti prospettanti sull’arteria viaria del Decumano centrale, sono stati rinvenuti negli strati di crollo numerosi frammenti di intonaci dipinti policromi a fasce e riquadri e anche numerosissime tessere musive sparse, probabilmente dai pavimenti degli ambienti del piano superiore crollati, riconducibili a “tappeti” denotanti un tenore economico affine a quello della domus di Cercadenari. La pavimentazione del decumanus è costituita da lunghi tratti di strutture murarie, composta da grandi blocchi irregolari a lastre di arenaria, con l’utilizzo anche di diversi elementi architettonici derivanti dalla spoliazione di monumenti più antichi.
Con gli scavi del 2003-2004 del Decumanus Centrale si è indagato in corrispondenza del livello del terrazzo inferiore meridionale, intervenendo nei quadranti C8 e C5 e si è inoltre parzialmente raggiunto in un solo vano il piano di pavimentazione. Molti dei materiali ceramici recuperati sotto i livelli di crolli attengono ad una fase di media età imperiale (fra II e III secolo d.C.). Numerosi sono i segni di una fase edilizia successiva agli eventi sismici di età tardo imperiale. In corrispondenza della pavimentazione del Decumanus centrale nel corso degli scavi non è mancato di ritrovare alquanto spesso elementi di monumenti più antichi e della fortificazione di età greca (quali blocchi, rocchi di colonne, etc). In alcuni tratti le strutture seguono un andamento curvilineo e riducono sensibilmente l’ampiezza del decumanus. Si ipotizza che questo sistema di strutture, della larghezza massima di m.0,70, appartenga agli ultimi periodi di vita della città, prima della conquista araba dell’836 d.C., in contemporaneità con l’ultima fase della fortificazione; si presuppone sia stata eretta affrettatamente a proteggere il settore meridionale, un cui tratto ha inglobato il settore Nord-Occidentale della basilica. Potrebbero aver qui ricoperto in un primo tempo la funzione di delimitare e proteggere aree di diversa proprietà in un paesaggio che, con il sensibile restringimento del perimetro urbano, aveva ormai assunto caratteri quasi rurali. Ma il potenziamento dei muri con grandi blocchi ed elementi di reimpiego denoterebbe anche una finalità difensiva in uno stato di grande emergenza, quale appunto la minaccia dell’invasione araba.
Nel 2003-2004, si sono colti alla distanza ricorrente di circa m. 28,30 -20,50, l’ampiezza dell’isolato e gli incroci con sei cardines, ciascuno reiterante la larghezza costante di circa m. 3,00. Anche questo settore, come la maggior parte del sito, venne unitariamente servito, per lungo lasso di tempo, dalla complessa ed imponente rete di drenaggio sotterraneo di età imperiale messa in evidenza nella parte sud-orientale della città, della cui copertura a lastroni sono stati evidenziati nuovi tratti in corrispondenza degli incroci. Dei fronti degli isolati prospettanti sul decumanus è stato quasi completamente messo in luce “il livello” o terrazzo inferiore di quello meridionale, delimitato (rispettivamente ad Est e a Ovest) dai cardines dei quadrati C8 e C5, costituito da una serie di ambienti prospettanti sull’arteria viaria, presumibili tabernae analoghe a quelle che chiudono il terrazzo inferiore dell’insula IV. Il complesso indagato, comunica direttamente col terrazzo soprastante attraverso una scala in muratura (in cinque gradini) sul lato orientale, dove si colloca anche una cisterna scavata nella roccia. Alla pavimentazione del decumanus si sovrappongono lunghi tratti di strutture murarie per la maggior parte in direzione Nord-Ovest e Sud-Est, di fattura più accurata in alcune parti, decisamente più rozza ed affrettata in altri, a due facce con un riempimento interno, in grandi blocchi irregolari a lastre di arenaria (una sorta di “ortostati”) e con l’utilizzo di diversi elementi architettonici (blocchi, rocchi di colonne, etc) derivanti dalla spoliazione di monumenti più antichi ( fra cui la fortificazione di età greca). Le strutture in alcuni tratti seguono un andamento curvilineo e riducono sensibilmente l’ampiezza del decumanus (della larghezza massima di m.0,70), il cui lastricato, al momento della erezione di queste strutture, doveva essere già parzialmente ricoperto come attesterebbero i dati stratigrafici: il livello della nuova sede stradale era quindi stato rialzato di almeno m. 0,30-0,40. Nel settore Nord-Orientale nel corso degli stessi scavi 2003-2004 è stata aperta una trincea di saggio (m.10x10) sull’asse del secondo incrocio, iniziando il percorso da Est, dove (fra m. 67 e 77 circa a NE) si presumeva dovesse cadere l’incrocio corrispondente con il presunto decumanus inferiore che non si è però raggiunto. Al di sotto di un potente strato di crollo è venuta in luce la prosecuzione del cardo, percorso in asse dalla fognatura (con grandi lastroni di copertura) cui era sovrapposta una fitta massicciata di pietrisco e frammenti ceramici compattati con terra, probabile sottofondo del piano stradale; anche qui il sistema di drenaggio presenta rifacimenti successivi. Il cardo è fiancheggiato dalle porzioni di due isolati con parte di edifici a vani rettangolari (tra per ciascuno) orientati Nord-Ovest Sud-Est. È già possibile individuare almeno tre fasi abitative (sulla scorta di una prima ricognizione dei materiali recuperati) a partire almeno dal I secolo d.C. Nell’isolato occidentale, è evidente in particolare nel vano sul lato sud una fase di ristrutturazione interna, con rinforzo del muro perimetrale forse legato alla riedificazione successiva al sisma di età tardo imperiale. L’assenza dell’incrocio attesterebbe che almeno in questa fascia Nord-Orientale gli isolati presentavano, almeno in età imperiale, una lunghezza differente (presumibilmente inferiore) da quelli compresi fra i decumani superiore e centrale. Il nuovo segmento di cardo è inoltre decisamente fuori asse di almeno 1 metro verso est, rispetto al soprastante incrocio col decumanus centrale, particolarità che non sappiamo se possa unicamente venir collegata al forte pendio ed ai salti di quota e che impone, per essere chiarita, l’estensione del fronte di scavo.
Informazioni
- Consistenza fisica: Consistenza fisica parziale
- Stato di conservazione: Discreto
- Copertura mobile: 4G
- Livello copertura mobile: 6
Anno:
Nel 2003-2004, nel corso delle campagne di scavo e delle ricerche sistematiche riprese dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Messina pressoché in continuità con gli interventi operati nel settore Cercadenari, è stato messo in luce, in direzione Est, un nuovo tratto di oltre m.180 di lunghezza del decumano centrale. L’ampliamento dei fronti di scavo e insieme delle aree di fruizione , è stato possibile grazie all’attuazione di un nuovo vasto piano di espropri, avviato alla fine degli anni 80 da Giovanna Maria Bacci, direttore della Sezione Archeologica dal 1987 al 1999.
Con gli scavi del 2003-2004 del Decumanus Centrale si è indagato in corrispondenza del livello del terrazzo inferiore meridionale, intervenendo nei quadranti C8 e C5 e si è inoltre parzialmente raggiunto in un solo vano il piano di pavimentazione, in cocciopesto.
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Collezionista: Rebus edizioni
Data: 2005
Ente gestore
- Tipologia ente: PARCO ARCHEOLOGICO
- Denominazione: PARCO ARCHEOLOGICO DI TINDARI
- Direttore: Domenico Targia ad interim
- Indirizzo: Tindari - Villa Amato -Via Monsignor Pullano 98066 PATTI ME
- Email: parco.archeo.tindari@regione.sicilia.it
- Pec: parco.archeo.tindari@legalmail.it
- Telefono: 0941369023