L’Odeon di Catania, costruito ad ovest del Teatro romano ed alla stessa quota del III ambulacro è uno dei monumenti più interessanti della città romana. Dedicato a rappresentazioni musicali o alle prove, che dovevano poi svolgersi nell’attiguo Teatro, molto probabilmente doveva essere dotato di copertura. Poteva ospitare un ristretto numero di spettatori. Tutt'oggi la struttura è utilizzata per gli spettacoli estivi.
L'Odéon di Catania risale al II secolo d.C. ed è situato nel centro storico della città etnea, accanto al Teatro Romano, delimitato a nord dalla via Teatro Greco e a ovest dalla via Sant’Agostino. All’interno dell'Odéon venivano rappresentati spettacoli musicali e di danza e qui si tenevano le prove degli spettacoli che si tenevano nel vicino teatro. Di forma semicircolare, si trova ad un livello leggermente rialzato rispetto al Teatro. È caratterizzato da diciotto muri che formano cunei stretti e lunghi all'interno dei quali ci sono diciassette (ne restano sedici) vani coperti. L’orchestra è pavimentata in marmo. Dalle descrizioni dello studioso A. Holm si può rilevare che la cavea semicircolare rivolta verso sud-est aveva una capienza di 1500 spettatori. Fu adibito a rappresentazioni musicali o alle prove che dovevano poi svolgersi nell’attiguo Teatro.
Dell’Odeon la più antica descrizione è nell’opera di un medico ed antiquario catanese, Lorenzo Bolano, che ne dà una descrizione sintetica, ma molto interessante e che permette di conoscere lo stato di conservazione del monumento alla metà del XVI secolo, in un’epoca precedente alla spolizaione che si fece dei monumenti antichi per la costruzione delle Mura della città e prima del terribile terremoto che distrusse Catania nel 1963. L’edificio, nonostante le devastazioni subite al tempo di Ruggero il Normanno, già in possesso nel XV secolo della famiglia Carrera, che lo utilizzò per il recupero di materiali utili alla costruzione della vicina chiesa di Sant’Agostino, si conservava tuttavia in maniera da essere ben riconoscibile. (BOLANO FRGM. III, 39 in LIBERTINI 1922,24-25). Biscari, che bene colse il carattere di unicità o comunque di rarità dell’Odeon, identificò la sua comunicazione con il Teatro in una grande scala posta tra due monumenti (BISCARI 1781, 29-30; PAGNANO 2001, 49,106-107). Essa è, molto più verosimilmente, un residuo della viabilità urbana di età medievale quando, per raggiungere la parte bassa della città, si ritenne di passare attraverso le poderose strutture del Teatro. Holm riferisce il noto tentativo del Barone Sigona di Villermosa di demolirne una parte facendo saltare nottetempo la volta di un fornice, in quanto esso era di impedimento al progetto di ampliamento alla sua casa. La gravità del fatto indusse Paolo Orsi, Soprintendente alle Antichità, a procedere all’espropriazione dell’area e alla liberazione del monumento. Risale ai primi anni ’90 l’inizio di una attività intrapresa dal Servizio per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Catania per la conoscenza, tutela e valorizzazione del complesso archeologico dell’odeion e del teatro. Del progetto generale, allora formulato, è stato parte integrante e imprescindibile lo studio dei rapporti esistenti tra il contesto urbano moderno e i due monumenti (teatro e odeion), ed il loro inquadramento nell’impianto urbano antico già allora in parte noto per gli scavi condotti nell’ex monastero di S. Nicolò l’Arena, in via dei Crociferi. Nel piano generale di lavoro, particolare attenzione era posta all’espropriazione di tutti gli edifici moderni che direttamente gravavano sulle strutture antiche, in linea con quanto precedentemente portato avanti dalla Soprintendenza Archeologica della Sicilia orientale che, sotto la direzione di L. Bernabò Brea, P. Pelagatti e G. Voza, negli anni ‘50-‘80, aveva operato per la liberazione dell’odeion e di una consistente porzione del teatro promuovendo, peraltro, la prima regolare campagna di scavo. Una siffatta azione era stata auspicata nel XVIII secolo dallo stesso principe di Biscari che, nel Plano e nel Viaggio per tutte le Antichità di Sicilia, considerava di assoluta priorità l’esproprio e la parziale demolizione delle fabbriche moderne, onde evitare che i due monumenti subissero ulteriori danni (PAGNANO 2001, pp. 67 e 106), come di fatto, purtroppo, avverrà, soprattutto nel corso dell’Ottocento, nonostante gli interventi della Commissione alle Antichità e Belle Arti in Sicilia, registrati nei “libretti di tavola” degli anni 1827-1845 (LO IACONO-MARCONI 1998) e 1835-1845 (LO IACONO-MARCONI 1999) e nei “verbali delle riunioni” degli anni 1852-1860 (LO IACONO-MARCONI 2000), 1861-1863 (LO IACONOMARCONI 2002) e 1863-1871 (MARCONI 2004). Per gli anni della fine dell’Ottocento e degli inizi del Novecento, quando nuove costruzioni sostituivano le fabbriche più vecchie e fatiscenti, vengono inoltre in soccorso i documenti d’archivio relativi all’attività di P. Orsi, quale Sovrintendente alle Antichità della Sicilia orientale, primi fra tutti quelli riferiti alle procedure espropriative dell’odeion che versava in grave stato di degrado, trasformato in alloggi, botteghe e stalle. La totale liberazione e il restauro saranno effettuati dopo il secondo conflitto mondiale, nell’ambito degli stessi lavori che interessarono il teatro.
L’Odeon presumibilmente dotato di copertura in passato, è costituito da una serie di gradini e da una stretta praecintio, che separa il primo ordine dal resto delle gradinate, codeste divise in cunei da scalette poggianti su muri a raggiera, che delimitano vani aperti verso l’esterno adibiti molto probabilmente a botteghe. Lo studioso A. Holm, che alla fine del XIX secolo lo vide già parzialmente liberato, lo descrisse con esattezza confermando quanto già detto un secolo prima dal Biscari: - la cavea, semicircolare e rivolta verso sud-est e della capienza originaria di 1500 spettatori, è costituita da una prima serie di gradini, di cui il primo poggia direttamente sull’orchestra pavimentata in marmo; una stretta praecintio separa questo primo ordine dal resto delle gradinate che sono divise in cunei da scalette e poggiano su diciotto muri a raggiera. Essi delimitano vani non comunicanti tra loro, aperti verso l’esterno e probabilmente utilizzati in antico come botteghe. La presenza di soglie e controsoglie con i fori per l’incasso di cardini attesterebbe l’uso di porte o cancelli di chiusura (HOLM trad. LIBERTINI 1922,45-47). Il prospetto esterno, realizzato in pietra lavica e laterizi, si articola in una successione continua di aperture ad arco con un raro elemento architettonico caratterizzante l’intera struttura; si tratta di un architrave retto in blocchi squadrati di pietra lavica posti più in basso dell’imposta dell’arco, quasi certamente utilizzati per l’alloggiamento dei cancelli o delle porte per la chiusura delle botteghe, privo di una funzione portante, esso è un elemento decorativo di straordinaria originalità.
Informazioni
- Consistenza fisica: Consistenza fisica parziale
- Stato di conservazione: Discreto
- Copertura mobile: 4G
Anno: 1890
L’Odeon era già stato parzialmente liberato a seguito di una azione intrapresa tra la fine dell’Ottocento ed il primo ventennio del Novecento dall’allora Soprintendente alle Antichità Paolo Orsi che procedette alla sua espropriazione per lo stato di degrado in cui versava, adibito ad abitazioni al piano superiore, botteghe e stalle al piano inferiore. In particolare l’intervento fu determinato dai danneggiamenti causati dal proprietario del palazzo costruito sulla sua scena che fece abbattere l’ultimo fornice occidentale perché di impedimento all’ampliamento della sua casa. Contro detto proprietario, barone Sigona, venne intrapresa una causa, che si concluse con la sua condanna. A perenne memoria dell’accaduto giace ancora a terra un frammento di volta.
Anno: 1950
La demolizione della maggior parte delle case edificate all'interno della struttura monumentale ed il restauro dell’Odeon furono completati dopo il secondo conflitto mondiale nell’ambito degli stessi lavori che interessarono il Teatro. Le demolizioni furono eseguite in tempi brevi senza effettuare quegli scavi stratigrafici che avrebbero consentito l'individuazione delle diverse fasi abitative esistenti al di sopra delle strutture antiche sia dell'area della cavea che all'interno degli ambulacri, svuotati quasi per intero.
IL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DEL TEATRO E DELL'ODEON DI CATANIA
Autore: Maria Grazia Branciforti e Giuseppe Pagnano
Collezionista: Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione, Dipartimento dei Beni Culturali e e Ambientali e dell'Educazione Permanente; Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Catania - Servizio Beni Archeologici
Data: 2008
CATANIA ANTICA: Nuove Prospettive di Ricerca
Autore: Fabrizio Nicoletti
Collezionista: Stampa Grafica Saturnia
Data: 2015
Corinzio romano. Studi sul teatro di Catania -
Autore: TESI LORENZO LA TERRA ALBANELLI -
Collezionista: LORENZO LA TERRA ALBANELLI
Data: 2011
TRA LAVA E MARE Contributi all'Archaiologhia di Catania - _ DA KATANE A CATINA -
Autore: Maria Grazia Branciforti e Vincenzo La Rosa
Collezionista: Le Nove Muse
Data: 2010
Ente gestore
- Tipologia ente: PARCO ARCHEOLOGICO
- Denominazione: PARCO ARCHEOLOGICO E PAESAGGISTICO DI CATANIA E DELLA VALLE DELL'ACI
- Direttore: D'Urso Giuseppe
- Indirizzo: Via Vittorio Emanuele, 266 95100 CATANIA CT
- Email: parco.archeo.catania@regione.sicilia.it
- Pec: parco.archeo.catania@pec.net
- Telefono: 0957150508
- Sito internet: http://www.poloregionalecatania.net/