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Villa Romana del Casale

PIAZZA ARMERINA (EN) - SP90 PARCO ARCHEOLOGICO DI MORGANTINA E DELLA VILLA ROMANA DEL CASALE DI PIAZZA ARMERINA

Villa Romana del Casale



PIAZZA ARMERINA (EN) - SP90

PARCO ARCHEOLOGICO DI MORGANTINA E DELLA VILLA ROMANA DEL CASALE DI PIAZZA ARMERINA
Villa Romana del Casale

https://www.villaromanadelcasale.it/

L’edificio delle terme meridionali sorgeva a circa m 120 a sud della Villa, ma quasi a contatto dell’estremità sud del magazzino meridionale, chiudendo parte del lato sud dell’ampio piazzale antistante al portale a tre fornici che costituiva l’entrata ufficiale al complesso residenziale.

Descrizione

Dell’edificio termale sono stati scoperti una corte porticata che precede l’entrata e almeno sette ambienti, uno dei quali da riconoscere come il frigidario pavimentato a mosaico con motivo a piccoli quadrati colorati disposti a zig-zag (“rainbow-style”) e con tre piccoli vani sul lato nord costituiti da una vasca absidata centrale, con rivestimento parietale musivo a onde, e altre due rettangolari, di cui una dotata di mosaico pavimentale geometrico policromo con motivo centrale a due quadrati intrecciati. Gli altri ambienti sono da identificare con l’area riscaldata, costituita da una piccola sala a sud absidata ugualmente con mosaico pavimentale, da un secondo ambiente a sudovest con anticamera, dotato di tubuli lungo le pareti e di ipocausti sotto il pavimento, a cui si aggiunge un terzo vano, sempre riscaldato, a due vasche. Nella penultima campagna di scavo del 2013 si è scoperta a ovest la grande vasca rettangolare del frigidario, in origine rivestita di marmi. Nello stato attuale le terme e la palestra sono il risultato di un rifacimento di IV-V secolo d.C., con ulteriori restauri. Essendo stati demoliti nel corso della vita delle terme in parte i muri est e sud che circondavano la corte, non è chiaro da dove avvenisse la comunicazione con l’esterno: probabilmente sul lato est, dove passava la strada che portava all’entrata della Villa. Va rilevato che nelle terme sud di Piazza Armerina la corte non presenta vasche (allo stato attuale dello scavo) e pare meglio inquadrabile come un’entrata monumentalizzata, con elementi marmorei di reimpiego, dove la chiusura su tutti i lati può far pensare ad un doppio uso della corte, come entrata e come palestra. Le terme sono poi obliterate probabilmente nei primi decenni del VI sec. d.C. a causa di un’alluvione che ha portato con sé terra smottata dalle pendici del colle Mangone: nel corso degli scavi sono stati infatti rinvenuti terreni alluvionali in cui si susseguono strati nerastri con inclusi vegetali e strati costituiti da sabbia quasi pura: conseguenza di queste alluvioni è anche il crollo definitivo delle colonne della palestra, di cui una viene spezzata rimanendo in situ la parte inferiore. Nello stesso periodo inizia la riduzione della parte abitabile della Villa, che finisce con il concentrarsi nell’area delle terme settentrionali e del braccio Nord del peristilio, con fornaci bizantine per ceramica. Le colonne del peristilio sono state rinvenute in stato di crollo direttamente sul pavimento del peristilio, probabilmente ancora nel V secolo, mentre le colonne del grande ambulacro devono essere crollate dopo almeno tre o quattro decenni dopo perché il loro crollo è avvenuto su uno strato di interro e macerie di circa cm 40 al di sopra del pavimento del peristilio. Nel secondo quarto del VI secolo le terme meridionali, qualunque ne fosse allora la funzione – forse di abitazioni - risultano del tutto abbandonate, mentre nella Villa l’insediamento sembra continuare fino al VII-VIII secolo, a giudicare dalla presenza di lucerne di questo periodo trovate nelle terme ovest, e di occasionali rinvenimenti di ceramica «a stuoia» (VIII-IX secolo) dagli scavi Gentili. La necropoli del Monte Mangone, altura immediatamente a est della Villa, va collegata alla fase finale di occupazione dell’edificio tardoantico, ormai trasformato in un abitato di tipo rurale. L’epigrafe con nome «Zωσιμω», presso una delle tombe, attesta la presenza di elementi di lingua greca in questo abitato.

Approfondimento storico

Queste terme, con un accesso autonomo rispetto alla villa, da cui comunque dipendono, non sono un fatto isolato, ma hanno diversi riscontri nel IV secolo, ad esempio in Africa, sia nelle case, sia in villa extraurbane, con ampi impianti sempre accessibili dall’esterno: sono state definite semiprivate e quindi fruibili anche da persone estranee alla familia dei proprietari. Anche le terme ovest della Villa – le principali – possono definirsi ad ingresso separato, in quanto era possibile accedere ad esse da due entrate che davano rispettivamente sul lato sud e su quello est della palestra: la prima consentiva di entrare senza passare attraverso la residenza, ma solo attraverso la corte d’entrata; la seconda permetteva di identificare le terme come parte integrante della residenza stessa, essendo collegata al peristilio. È evidente che ai due differenti stabilimenti termali presenti nella Villa del Casale, dovevano essere collegate classi sociali diverse di frequentatori: la posizione delle terme sud, più lontana dal cuore della casa, e il suo arredo per molti versi meno ricco di quello delle terme ovest (almeno nella fase attualmente conservata) consente di affermarlo.

Approfondimento tecnico

Sono distinguibili almeno quattro fasi principali. Una prima fase, in cui il frigidario e gli altri vani erano coperti con volta a botte, con una forma generale che ricorda le Terme della Piccola Caccia a Leptis Magna; i mosaici di questa fase si conservano nel vano absidato sud e forse nel primo vano che si apre sul suo lato nord, con confronti uguali nella villa; anche la vasca del frigidario con le sue crustae sembra della prima fase. Segue una seconda fase di ristrutturazione del pavimento mosaicato del frigidario secondo lo schema suddetto del “rainbowstyle”; nel corso di questa fase il mosaico deve essere stato anche rappezzato, ma non sappiamo a quando risale l’inserimento di un’iscrizione nel mosaico – Treptona / bibas – che forse allude ad un gestore delle terme di origine servile e comunque eseguita in una grafia piuttosto rozza: data la presenza di rattoppi intorno l’iscrizione, non può escludersi che sia stata apposta successivamente. Il tema e la resa del “rainbow-style” trova precisi confronti nel mosaico della corte dello Xystus e in quello del pannello rettangolare che presenta sul fianco la nota acclamazione per Bonifatius, inserito in una seconda fase davanti alle scale centrali che portavano dal braccio est del peristilio al Grande Ambulacro. In una terza fase, notevoli problemi statici verificatisi nella struttura muraria delle terme, hanno determinato l’addossamento alle pareti esterne di muri di rinforzo, e l’introduzione al centro del frigidario di un muro, presumibilmente di sostegno della volta – la più ampia dell’edificio termale – che ha determinato la divisione in due dell’ambiente: la divisione veniva a coincidere con l’asse dell’abside al centro della parete nord, che presumibilmente cessava così di avere la funzione di vasca ornamentale che aveva fino ad allora ricoperto. Si avrebbe insomma l’evidenza di un profondo cambiamento dell’organizzazione degli spazi in quest’area a sud della Villa che coincide con le trasformazioni strutturali dell’edificio termale (rialzamento pavimenti dell’ambiente sud) e che ha come elemento principale nuovi percorsi di accesso alla Villa: essi evidentemente riflettono un uso della Villa come residenza di un ceto sociale molto più basso di quello che aveva presieduto alla sua costruzione nel IV secolo e che non si rappresenta più attraverso marmi architettonici di pregio. L’epoca del regno gotico è probabile sia collegata a questa fase, ma anche a un cambio importante delle condizioni di proprietà della Villa e dei fondi connessi. In effetti nella seconda metà del V secolo le terme meridionali vengono incendiate e crollano le colonne della palestra annessa. Si è potuta fissare la fine della funzione delle Terme Meridionali e il cambio d’uso intorno al secondo trentennio, forse poco prima, e lo attribuiremmo ad un evento drammatico, testimoniato appunto da estesi strati di bruciato e dal crollo delle colonne della sua palestra. La rioccupazione dell’edificio (terza fase) segue dopo un breve intervallo di tempo, però con una nuova destinazione, in quanto non è ripristinato l’impianto e l’uso termale, ma viene adibito forse ad usi abitativi e di produzione artigianale con l’inserimento di nuovi muri di rinforzo e il cambiamento di livelli nella pavimentazione: in tale occasione avvenne una suddivisione in ambienti più piccoli e il rinforzo di tutto il lato nord con un muro di conci irregolari, pietrame e elementi architettonici di marmo (fusti, basi e capitelli) reimpiegati come inerti nella muratura, e senza l’uso di calce come legante. Il muro in parte si addossa a quello delle terme, in parte (verso est) se ne discosta dove se ne conserva un tratto formato dalle colonne crollate della palestra, qualificandosi come una sorta di rozza fortificazione. Infatti solo 3 fusti su 10 sono stati ritrovati crollati in situ nell’area della palestra a sud, con le relative basi, mentre nel settore nord gli altri fusti, frammentati, sono stati risistemati in una fase più tarda per creare il muro suddetto. I capitelli delle colonne potrebbero tutti o in parte essere stati reimpiegati nell’altro muro a secco trovato a ridosso a nord delle terme: finora sono stati trovati 3 capitelli corinzi e 3 ionici, adatti ai fusti della palestra, più uno composito, alto circa cm 70, che richiede un fusto più alto.

Informazioni

  • Consistenza fisica: Consistenza fisica parziale
  • Stato di conservazione: Discreto
  • Copertura mobile: 4G
Fonti

"Le terme meridionali e aspetti di continuità nella Villa del Casale di Piazza Armerina tra IV e VI secolo alle luce delle nuove scoperte (2021-2014)", in ABITARE NEL MEDITERRANEO TARDOANTICO, Atti del II Convegno Internazionale del Centro Interuniversitario di Studi sull’Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo (CISEM), (Bologna 2-5 marzo 2016) - Bari 2018 pp. 407-412

Autore: P. Pensabene, P. Barresi
Collezionista: EDIPUGLIA
Data: 2018

Ente gestore

  • Tipologia ente: PARCO ARCHEOLOGICO
  • Denominazione: PARCO ARCHEOLOGICO DI MORGANTINA E DELLA VILLA ROMANA DEL CASALE DI PIAZZA ARMERINA
  • Direttore: Calascibetta Liborio
  • Indirizzo: Palazzo Trigona-Piazza Cattedrale, 20 94015 PIAZZA ARMERINA EN
  • Email: parco.archeo.villaromanacasale@regione.sicilia.it
  • Pec: direzione@pec.villaromanadelcasale.it
  • Telefono: 0935687667
  • Sito internet: https://www.villaromanadelcasale.it/

Area Multimedia

Informazioni

  • Indirizzo :SP 90
  • Città :94015 - PIAZZA ARMERINA
  • Orari :Dalle ore 9:00 alle 16:00 con chiusura dei cancelli alle 17:00, nel periodo di ora solare; dalle ore 9:00 alle 18:00 con chiusura dei cancelli alle 19:00, nel periodo di ora legale.
  • Telefono : 0935687667
  • Sito web : http://villaromanadelcasale.it